L’intervista alle donne imprenditrici che hanno dato vita a Ianua, la “cooperativa per il futuro” che con servizi a persone ed aziende dà valore all’esperienza

Angela Alfonsi, Maria Letizia Bianchi, Finalba Di Pompeo e Germana Alloggia: sono loro i volti di “Ianua – una porta per il futuro”, cooperativa sociale tutta aquilana nata nel 2018 dall’incontro delle tre socie fondatrici “imprenditrici di loro stesse”.

Quattro donne che hanno avuto il coraggio di reinventarsi e di sfidare loro stesse per portare avanti un progetto ambizioso: «il nostro obiettivo è rivalutare il potenziale umano inespresso nella persona e nelle aziende», cita la brochure, attraverso servizi dedicati alla valorizzazione di capacità, sogni e passioni.

Percorsi di orientamento professionale, formazione delle soft skills, bilancio di competenze e analisi dei fabbisogni formativi sono solo alcuni dei servizi che la cooperativa offre: tanti quelli dedicati ai giovani e alle scuole, con attenzione a progetti di alternanza scuola lavoro e seminari.

All’indomani dell’evento Il Sole nei Capelli, abbiamo chiesto a queste imprenditrici di parlarci del loro progetto, delle loro storie e dei loro obiettivi.


Che cos’è Ianua?

Angela: La nostra azienda si occupa di formazione, orientamento al lavoro e educazione. Abbiamo scelto la cooperativa sociale per condividere in maniera efficace impegno e responsabilità tra di noi perché di fatto non c’è una struttura gerarchica, quindi idee e progetti si sviluppano sulla base di un interesse comune e di una serie di competenze che ognuna di noi ha portato in dote nella cooperativa.

La nostra attività è rivolta principalmente ad un’utenza privata in ambito formativo, di mappatura di competenze e sviluppo delle soft skills, [competenze] che non riguardano attività tecniche, ma riguardano l’evoluzione ed i percorsi della persona affinché sia in grado, in campo lavorativo, di far fronte a tutti i cambiamenti che è necessario saper gestire. È il passaggio tra sapere, saper fare e saper essere. Con l’evoluzione tecnologica e l’evoluzione digitale tendiamo ad avere un rapporto con la realtà superficiale: noi vorremmo aiutare ad approfondire questo sguardo nei confronti della realtà, delle organizzazioni aziendali e ovviamente nei confronti dell’individuo.


Voi venite tutte da percorsi lavorativi diversi: come nasce questo progetto?

Angela: ero referente dei servizi del personale in un ente di telecomunicazioni e mi sono trovata con la prospettiva di uscire dall’azienda perché era in corso una ristrutturazione: l’idea di stare appesa al filo di qualcun altro che decidesse per me mi andava stretta. Quello che forse mi ha colpita di più è il valore che veniva dato al mio lavoro: prima sembrava fossi indispensabile ma un attimo dopo ero in cassa integrazione. Questo ha rischiato di intaccare la mia autostima e la consapevolezza delle mie capacità. Ho cominciato però a vederla come un’opportunità: è stato questo il passaggio fondamentale, perché rischiavo di rimanere inchiodata in un circuito negativo e invece ho incontrato loro. Abbiamo cominciato così a costruire questo nucleo. L’idea è quella di generare una rete di conoscenze e competenze, anche con realtà diverse dalle nostre.

Alba: io ho iniziato a lavorare dopo la laurea per rendermi economicamente indipendente e sono finita a nel dipartimento qualità e formazione di un’azienda di telecomunicazioni. Un lavoro che mi è sempre piaciuto e nel quale ho voluto trovare le mie soddisfazioni: il mondo del call center è un mondo abbastanza cinico ma ho sempre fatto tutto con impegno e dedizione ed ho trovato soddisfazione nelle piccole cose che avevo seminato. Arriva anche per me la ristrutturazione aziendale e la mia era una delle posizioni in esubero. Mi hanno proposto di rimanere in azienda cambiando mansione, lavorando più che altro in orario notturno: forse avrei potuto farlo in qualche modo, ma all’epoca il mio primo bambino aveva due anni e mezzo e l’ho ritenuto incompatibile con la mia gestione familiare. Già da tempo avevo poca stima nei miei confronti, il mio lavoro era poco valorizzato ed ho deciso di rassegnare le mie dimissioni. Ho capito che avrei potuto farcela anche da sola, non da dipendente ma come imprenditrice di me stessa. Ho coinvolto Maria Letizia e abbiamo frequentato un corso di formazione: abbiamo incontrato così Angela e Germana.

Maria Letizia: io e Alba eravamo operatrici nella stessa azienda di telecomunicazione ai tempi della laurea. Nel 2009 abbiamo perso il lavoro e io ho cominciato a lavorare in un’agenzia in cui sono entrata in contatto con Angela. Mi viene proposto un altro tipo di contratto, un lavoro di public relations, ma non mi si addiceva. Nel momento in cui sono diventata mamma il mio approccio alla vita è totalmente cambiato, ed ho cominciato un percorso interiore di cambiamento: non avevo più stimoli e credo che, in campo lavorativo, ci sia sempre bisogno di passione. E allora perché no, perché non provare a fare una cosa nuova, una cosa diversa?

Germana: io sono stata sempre presente al loro fianco, anche con l’avvio del progetto, ma le socie fondatrici sono loro. Io non faccio formalmente parte della cooperativa, do il mio contributo come collaboratrice. Io ho lavorato diversi anni con Angela, ho iniziato a lavorare subito dopo il diploma e sono arrivata a ruoli di responsabilità: avevo ottenuto quello che pensavo di volere ma non ero soddisfatta. Non mi sentivo più in linea con l’azienda che rappresentavo ed avevo messo in atto un processo di difesa che mi aveva portato ad indossare una maschera, annientandomi a livello personale. Ho deciso di lasciare e fare altro, adesso cerco di dare il mio contributo.


Ianua nasce quindi da un vostro cambio di prospettiva. Quali sono i vostri obiettivi?

Angela: Quello che ci piacerebbe accadesse è la fioritura di tante micro-realtà ma alla base deve esserci un cambio di prospettiva. Nelle difficoltà che noi tutti abbiamo sperimentato, con crisi di aziende più o meno grandi, conserviamo cose da valorizzare: un patrimonio artigianale, naturalistico, storico, spirituale. Crediamo che su questi temi si possa lavorare, a partire dalle micro-attività, per creare un circuito virtuoso in un territorio così spigoloso. Un altro aspetto non trascurabile, ed uno degli ambiti su cui vogliamo lavorare, è il sostegno alla genitorialità: lasciare il lavoro per l’impossibilità di conciliare la propria vita con quella della famiglia è un limite estremo, è una forte violenza nei confronti di una donna: è una scelta davanti alla quale non dovrebbe trovarsi.

Maria Letizia: Ci sono persone che probabilmente si sentono sole, non trovano un punto di partenza, non sanno con chi confrontarsi o a chi rivolgersi: è un messaggio di speranza per chi si trova a dover fare delle scelte. Anche noi come cooperativa abbiamo affrontato varie difficoltà, ma è insieme che si va avanti.

Alba: si tratta di rivalutare competenze che una persona ha ma non sa di avere: c’è bisogno di qualcuno che provenga da qualsiasi tipo di esperienza e di vissuto e che veda in te una luce, una potenzialità, e ti dia gli strumenti per fare un passo avanti. La donna è il motore di tutto e nel momento in cui ciò che ci circonda tende ad accantonarci è evidente che una differenza ancora c’è.


Intervisteremo presto le protagoniste del vostro progetto, le sei “donne manifesto” della vostra attività, ma parliamo dell’evento dello scorso primo giugno, Il Sole nei Capelli.

Angela: l’evento del primo giugno nasce da un percorso di potenziamento individuale di una donna, un’imprenditrice, che facendo il proprio lavoro si è resa conto che con più consapevolezza avrebbe forse potuto dare una svolta alla sua attività.

Maria Letizia: L’evento è stato per Samanta coronamento di un percorso formativo che ha permesso di tirare fuori il suo potenziale e la sua creatività. È venuto fuori che fosse un’ottima sarta: abbiamo quindi pensato di concludere valorizzando ancora di più le sue capacità organizzando una sfilata di suoi abiti. L’evento poi ha preso una piega inaspettata, quella del workshop sull’autoimprenditoria femminile, con l’intervento delle istituzioni. Anche noi ci siamo costituite da poco, siamo tutte donne e abbiamo alle spalle percorsi lavorativi diversi: abbiamo deciso così di intervistare sei donne, tutte con professionalità diverse tra loro, tutte con grande passione nonostante le tante difficoltà. Volevamo portare una serie di interventi variegati per dare un riscontro a chi al momento ancora non sa bene qual è la sua strada: il filo conduttore la speranza.


Quali sono le difficoltà che incontra una cooperativa sociale?

Angela: Noi siamo una cooperativa a mutualità prevalente, questo significa che i soci devono usufruire dell’attività della cooperativa: noi, infatti, siamo tutte socie lavoratrici. L’obiettivo è quello di inserire dei nuovi soci che entrerebbero come soci lavoratori. Una cooperativa come la nostra ha una serie di obblighi, che ora sono stati ulteriormente ridefiniti con la nuova normativa del terzo settore. Il fatto di essere una cooperativa sociale non pone limite: abbiamo clienti a Roma e Milano oltre che nel territorio abruzzese e stiamo perfezionando l’iter per avere convenzioni con enti istituzionali e pubblica amministrazione. Questo percorso è stato particolarmente complesso, soprattutto a causa della riforma del terzo settore, in cui c’era abbastanza confusione. Abbiamo comunque trovato supporto da parte dei referenti regionali, che sono stati circostanziati e disponibili.


Quali sono i progetti futuri?

Alba: Tantissimi. Altri eventi, altri workshop, altri seminari in linea con le tematiche che delineano il nostro progetto. Abbiamo una serie di tematiche e spunti da sviluppare.

Maria Letizia: il 10 giugno partirà un centro estivo per bambini dai 5 ai 14 anni, L’Aquilotto 2.0. Le strutture sono state messe a disposizione dalla Polisportiva L’Aquila Rugby e dal Cus L’Aquila, a Centi Colella. Tutte le istruzioni e le informazioni sono disponibili sulle pagine Facebook “L’Aquilotto 2.0”, “Ianua” e “Museo Rugby Club L’Aquila Vecchio Cuore Neroverde”.

Germana: L’obiettivo è conciliare le attività sportive con una serie di attività straordinarie.

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