E’ opportuno che a schierarsi apertamente avverso un governo nascente, fondato su una maggioranza parlamentare, siano il presidente di una Giunta regionale e il sindaco di una città capoluogo di Regione? Un presidente di Regione, un sindaco, assunto un ruolo istituzionale così alto, non dovrebbero, forse, rappresentare le ragioni di tutti i cittadini e non di una parte, innanzi ad un Governo nazionale, di qualunque colore sia, con cui, da domani, bisognerà sedersi al tavolo per fare il bene del territorio?
Questo il quesito posto da Newstown. Domanda lecita, probabilmente.
La risposta del sindaco ad alcune delle obiezioni:
Ricordo che il 26 marzo scorso è stato pubblicato in Gazzetta ufficiale un decreto, per 45 milioni complessivi, contenente misure a sostegno delle iniziative legate al programma di sviluppo del 5G; il Comune dell’Aquila ha risposto, partecipando con un progetto da 7,8 milioni finalizzato alla realizzazione in città della casa delle tecnologie emergenti. È del tutto evidente che all’esponente Pd questo dato sia sfuggito, magari perché rimasta ferma allo scorso anno.
Segue:
Rispetto ai fondi per la ricostruzione è altrettanto utile rinfrescare la memoria, in quanto si tratta di 65 milioni, non 75, e basta controllare quotidiani cartacei e digitali per verificare che fui il primo a sollevare la questione. Rispetto ai 18 milioni del bando “Periferie” ho già detto in più di un’occasione che si tratta di un differimento dei termini di erogazione delle risorse e, qualora vi fosse effettivamente un taglio, sarei il primo, come sempre, a far sentire la mia voce e a difendere la comunità aquilana.
E ancora:
Dov’era l’onorevole Pezzopane quando l’allora presidente dei senatori, Luigi Zanda, prometteva fondi per il bilancio comunale a tempo ormai scaduto, condannando i cittadini aquilani all’aumento della tassa sui rifiuti del 20 per cento?
Mi fermo qui. Riportando queste repliche, invito il lettore a riflettere; certo, si può discutere sui saluti romani avvenuti durante la manifestazione; si può rimarcare la radice di questo intervento, tornando sul discorso Salvini – cosa che vorrei evitare; si può anche discutere della “simpatia” del primo cittadino per il suddetto ex ministro.
Il discorso è complesso, non si può certo vietare al sindaco di presenziare ad una manifestazione parteggiante la propria fazione; al contempo, non si può ignorare la rappresentanza esercitata e che di certo non può gravare sulle spalle di ogni singolo cittadino. Biondi e Marsilio hanno diritto a presenziare, quanto il dovere di riflettere sulla propria posizione; questo è certo.
In tal caso, non è forse tempo e luogo per fare un processo su un simile accadimento; consideriamo soprattutto il fatto che non mancano altri argomenti per poter muovere dovute obiezioni. E’ inoltre vero che Biondi e Marsilio incombono nell’ “immagine del politico”, che nella percezione del cittadino, nel bene e nel male, deve essere una figura centrata e centrale – e non particolarmente “umana”.
Il popolo deve imparare a reagire e comprendere che i cardini di un’obiezione devono essere incisivi e molto più palesi di un simile episodio.
Mi piacerebbe scrivere “i problemi sono ben altri”, ma anche questa sarebbe una dicitura veritiera solo a metà; se pensiamo alla portata della manifestazione avvenuta, certo, potrei essere effettivamente d’accordo.
Il paese vive un momento particolare, in cui viene sfoggiata una buona dose di nazionalismo, che supera il semplice patriottismo; forse infrange qualche regola di troppo ed è questo quanto basta a trarre già qualche conclusione.
Come il lettore avrà notato in apertura, gli argomenti non mancano da entrambe le parti – a rigor di opinione politica; sta a noi sviluppare un occhio critico e, magari, obiettare nei momenti più opportuni.