Diabete mellito di tipo uno: scoperta la cellula x responsabile dell’attacco alle cellule pancreatiche

Un gruppo di ricercatori della Johns Hopkins Medicine della IBM Research ha scoperto una cellula immunitaria “ibrida” che potrebbe avere un ruolo fondamentale nello sviluppo del diabete mellito di tipo 1.

“La cellula che abbiamo identificato è un ibrido tra due cellule da lavoro primarie del sistema immunitario adattativo, i Linfociti B e T”. Queste le parole del Professor Abdel-Rahim A.Hamad, MVSc. Professore associato di patologia presso la Johns Hopkins University School of Medicine.

La cellula, scoperta nel sangue dei pazienti affetti da diabete mellito di tipo 1, dimostra l’esistenza della cellula X.  Cellula che potrebbe rappresentare un importante fattore autoimmune che, secondo lo studio, sarebbe la causa dell’insorgenza della malattia.

A detta dei ricercatori, la sua particolarità sarebbe quella di avere una doppia natura immunologica. Infatti pare che sia per metà un linfocita B, ossia una cellula immunitaria capace di produrre anticorpi quando incontra un antigene, e per metà un linfocita T, ossia una cellula capace di eliminare un’altra cellula con caratteristiche “negative”. Come ad esempio accade nel caso di cellule tumorali, cellule infette o patogeni.

Secondo le simulazioni effettuate dai ricercatori coordinati da Abdel-Rahim Hamad, la cellula X sembrerebbe la cellula a lungo ricercata negli studi riguardanti il diabete autoimmune, in quanto sarebbe responsabile di un potente attacco alle cellule pancreatiche ed in particolare alle cellule beta, ossia quelle che producono insulina.

Questo potente attacco autoimmune determinerebbe quindi la distruzione delle cellule beta e di conseguenza, la comparsa del diabete mellito di tipo 1.

Su questa formidabile scoperta si esprime anche il Professor Francesco Dotta docente di Endocrinologia dell’Università di Siena: “se sarà confermata l’esistenza della cellula X si tratta realmente di una scoperta rivoluzionaria”.

L’identificazione della cellula X dalla doppia identità e gli importanti risultati ottenuti potrebbero essere il punto di inizio per una cura di tipo immunologico. In primis per il diabete mellito di tipo 1, ma anche per altre patologie autoimmuni come la sclerosi multipla e l’artrite reumatoide.

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