Perché Ci penso….
Questa rubrica vuole offrire spunti di riflessione, senza emettere “sentenze”, ma solo dare una possibile chiave di lettura.
Se poi volete, ci pensate e vi assicuro che se ci pensassimo in tanti, forse qualche vicenda potrebbe andare diversamente….chissà….l’importante è non sopire le coscienze….
Gneo Nevio
“Le cronache politiche ci parlano solo di elezioni e del desiderio insopprimibile che gli italiani avrebbero di andare al voto, come che sia!
Ma davvero ?
Morte le grandi ideologie, scomparsi i veri partiti e con essi i leader di riferimento (quelli che potevano essere definiti statisti, ossia capaci di guardare oltre i tempi di un mandato elettorale….) , sinceramente vorrei solo essere amministrato bene e soprattutto vorrei una legge elettorale che faccia chiaramente vincere e governare qualcuno per 5 anni….poi si valuta e si decide.
In questo siamo in pieno conflitto d’interessi con i nostri rappresentanti politici: noi (cittadini) vogliamo che chi vince sia poi nella condizione di governare per il tempo necessario e senza congiure di palazzo; loro (i politici professionalizzati) vogliono che nessuno vinca troppo e nessuno perda troppo, per poter continuare in questa situazione nella quale chi vince è di fatto ostaggio di chi lo tiene in vita, peraltro tra mille distinguo ideologici più o meno nobili e veri, pronti a riaffiorare ad ogni questione ritenuta fondamentale: migranti, matrimoni omosessuali, rapporti con l’UE etc.
In questo stato di cose non sarà mai possibile avviare e sostenere nel tempo politiche di grande respiro e mettere mano in maniera coerente ad un piano pluriennale di sistemazione nei nostri conti pubblici o, per esempio – cosa che ci tocca da vicino – lanciare un progetto almeno decennale di messa in sicurezza degli edifici strategici e scolastici su tutto il territorio nazionale, comunque vada a rischio sismico o idrogeologico.
Ma se cambia un governo ogni 2 anni come si può dare coerenza e sostegno a progetti di questo tipo ?
I nostri problemi (di noi cittadini) continuano ad essere : il Lavoro, la Sicurezza, la Casa, le Pensioni; i loro : i capolista bloccati, ballottaggio si ballottaggio no, premio di maggioranza troppo alto troppo basso.
Ma davvero le modalità di esercizio dei diritti democratici (come andare al voto e come tutelare maggioranza ed opposizioni) hanno ancora a che vedere con la risoluzione dei problemi di noi cittadini?
Si, perché la democrazia non è un concetto astratto, per cui gli italiani vogliono sicuramente poter scegliere i propri rappresentanti, ma non è vero che vogliamo farlo a qualunque condizione: vogliamo farlo con una legge uguale per Camera e Senato e che dia un premio di maggioranza tale da consentire a chi vince di farlo per tutti e cinque gli anni della legislatura.
Tanto stiano tutti tranquilli, che se qualcuno dovesse rivelarsi totalmente inadeguato non c’è deriva autoritaria che tenga o uomo solo al comando: verrebbe mandato a casa anche nel mezzo del cammin, ed in maniera democratica, non a mezzo spread: si veda – solo da ultimo – il caso della Romania, con il governo costretto dalle manifestazioni di piazza (pacifiche ma risolute) a rimangiarsi una vergognosa legge salva corrotti.
Raccolta differenziate e pulizia delle strade
Le due cose s’immagina dovrebbero andare di pari passo.
All’Aquila, no….
Da quando c’è la differenziata, eliminati i cassonetti, la pulizia delle strade è peggiorata in maniera drammatica; lo può confermare chiunque vada a piedi o in bicicletta : non c’è vicolo, stradina o spicchio di verde che non sia pieno di rifiuti.
Forse andava messo in conto che eliminati i cassonetti, data l’inciviltà di noi aquilani, in linea con quella italica, sarebbe stato necessario incentivare lo spazzamento delle strade, in quanto il rifiuto “minuto” sarebbe finito inevitabilmente a terra.
Che non siamo in Svizzera penso lo sappiano anche in Comune.
Invece lo spazzamento è ormai privilegio episodico di qualche strada (visto uno spazzatore in azione in Viale Crispi la scorsa settimana….) e nessuno ha mai sentito il dovere di pulire dai rifiuti del post terremoto aree nelle quali comunque sono tornate ad abitare alcune famiglie o talvolta studenti.
Sarebbe tanto difficile organizzare delle giornate di pulizia di quartiere gestite dalla municipalizzata insieme con le associazioni, le pro loco e i cittadini ?
Se ci siete battete un colpo !
Diritto di cronaca/diritto di critica e misura
Leggiamo della querela che il Presidente della Regione ha rimesso nei confronti della nota giornalista e ora anche autorevole bloggista Lilli Mandara….
Ne è seguita la inevitabile levata di scudi dell’Ordine a difesa della libertà di stampa e del diritto di cronaca e di critica, creazione di hashtag “Je suis Lilli” e così via.
Tutto perfetto e ci mancherebbe: solo sotto i regimi dittatoriali la parola è temuta più del diavolo e non a caso, perché muove le coscienze ed impedisce che si abituino allo sfregio quotidiano dei diritti negati.
Però una riflessione s’impone: i centinaia di articoli scritti dalla Mandara su D’Alfonso detto D’Alfy, che oltre a spiegare, raccontare, criticare duramente e giustamente la sua azione di governo, parlano in ordine sparso -o talvolta esclusivamente- della sua pancia, del suo abbigliamento, delle sue occhiate alla bella Nathalie Dompè quando l’ha nominata presidente del TSA, delle sue cravatte e amenità varie enumerando, non finiscono per gettare una luce ambigua anche sulle critiche serie ?
Ossia che ci possa essere “pre” concetto nei suoi confronti? Che ci sia la volontà di ridurlo comunque ad una “macchietta”?
E lo dico serenamente, tanto più che il personaggio D’Alfonso, con quella sua insistita magniloquenza spesso fuori luogo, è davvero insopportabile, soprattutto quando i fatti – che la Mandara tra i primi ottimamente ci spiega – restituiscono una realtà ben diversa da quella dell’Abruzzo Facile e Veloce che Lui avrebbe voluto regalarci e che di tanto in tanto prova a risuscitare, solo a parole.
Insomma, non so se tutto ciò meritasse una querela (peraltro in sede civile e non penale) o se la querela è davvero l’arma migliore di cui un politico – che si è dato una robusta dimensione mediatica e che sfrutta a piene mani i canali della comunicazione e dell’informazione – dispone per “regolare” i rapporti con la stampa.
Ma va considerato che forse oltre al diritto di cronaca e di critica, c’è anche il dovere della misura.
Raggi di sòle
Non so se l’accento rende la differenza, perché qui non parliamo dell’astro che riscalda la nostra esistenza, bensì delle fregature in romanesco: le sòle, appunto.
Quelle che Virginia, la Sindaca, sta rifilando ai tanti che l’hanno votata.
Sono convinto che chi l’ha fatto avesse messo largamente in conto la necessità di concederle un tempo adeguato ( un anno ?) per entrare nei meccanismi di una macchina amministrativa complessa, enorme (quasi 14 mila dipendenti) e purtroppo malata di corruzione in alcuni settori.
Anzi, dirò di più, questa sua incompetenza di base è stato uno dei fattori chiave della vittoria elettorale: la gente s’era convinta delle necessità di rompere con il passato, affidandosi ad una persona fuori dagli apparati, fuori dai partiti tradizionali, fuori dai potentati che da sempre – di fatto – muovono gli affari capitolini.
Ma nessuno avrebbe immaginato quello che è poi accaduto e che pone all’attenzione pubblica il tema della capacità stessa del Movimento 5Stelle – costituito da tante persone come la Raggi – di governare, in senso lato, il Paese.
La superficialità, la dabbenaggine e la sconsideratezza con la quale la Sindaca ha gestito soprattutto la partita della creazione dello staff e della squadra di governo, mi lasciano dubitare – e con rammarico – anche della sua buona fede.
E questo è un guaio, perché comunque la si veda, il Movimento 5S ha lo straordinario merito di aver canalizzato in maniera assolutamente democratica e civile il dissenso e l’incazzatura – non trovo altro termine, me ne scuso – della gente e offre ancora oggi una speranza di rinnovamento radicale del fare politica, del rappresentare i bisogni dei cittadini, della gestione tout court del potere.
Ma ovunque dovessero governare si troverebbero in una situazione simile a quella di Roma: in Italia, gli apparati, che sono indispensabili per il dispiegamento dell’azione politica, sono pieni di gente per bene e capace, ma anche di birboni, avanzi di galera e trafficanti di professione.
L’utilizzo clientelare dei sistemi di reclutamento del personale ha prodotto nel tempo questo stato di cose, per cui nessuno è in grado di garantire sulla totale affidabilità di ogni singolo dirigente o dipendente, men che meno quando ne hai 14 mila, come a Roma.
Ma nella patologia di questa condizione c’è un vantaggio: i trafficoni, gli uomini buoni per tutte le stagioni, gli yesman più spudorati, si conoscono, perché generalmente agiscono alla luce del sole, sotto protezione.
Se tu che arrivi e vuoi cambiare il mondo, riparti con gli stessi uomini/donne o sei perdutamente incapace o tremendamente in mala fede.
No so cosa è peggio.”