Il Ministro dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti, alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, ha consegnato una medaglia a tutta la comunità scolastica aquilana; il presente riconoscimento è dato dall’impegno sostenuto in questi 10 anni dal sisma.
E d’impegno si parla sul serio, considerato soprattutto l’attuale stato della maggioranza delle scuole pubbliche. Il portavoce del Comitato Scuole Sicure L’Aquila Massimo Prosperococco sottolinea lo status vigente, senza sdegnare fatti piuttosto calzanti.
Siamo all’anno zero, nessuna scuola pubblica è ricostruita; gli studenti vanno ancora a lezione nei Musp, i Moduli ad Uso Scolastico Provvisorio costruiti nel 2009.
Da questo punto di vista, la cerimonia di inaugurazione dell’anno scolastico “Tutti a Scuola“ ha sottolineato, più che altro, un paradosso di fondo, classico caso di una teoria che non va di pari passo con la pratica. Al momento, sono solo due le scuole pubbliche in fase di ricostruzione: a Mariele Ventre, nella periferia di Pettino e una scuola nella frazione di Arischia. Il restante giace tuttora tra i calcinacci.
Il giovane studente Tommaso Cotellessa, rappresentante degli studenti del Liceo Cotugno, ha dedicato una lettera al Presidente, denunciando la situazione attuale.
Ad oggi la città sta pian piano rinascendo e fra i palazzi ricostruiti e quelli ancora puntellati, è rinata una comunità; ma il mondo scolastico vive ancora nella precarietà. Nessuno degli edifici scolastici crollati nel 2009 è stato ricostruito. […] Inoltre, in onore del decennale, sarebbe stato normale che lei fosse venuto ad inaugurare l’anno scolastico in una scuola ricostruita; sarebbe stato il vero segno di rinascita e cambiamento, invece viene in una scuola che a dieci anni dal sisma è ancora in una struttura provvisoria.
Parole sensate e difficilmente opinabili. Il tutto assume una facciata inquietante se si pensa ai 44 milioni riservati proprio agli istituti scolastici (2015 – 2017 – 2018 – 2019). L’attuale amministrazione Biondi, così come la precedente Cialente, hanno lamentato una “carenza di personale” nel conseguimento dei progetti.
Tutto ciò è imbarazzante: “carenza di personale” in che senso? Come si fa a non trovare nessuno disposto ad investire questi fondi per risanare i principali centri di cultura? L’episodio, in realtà, è plausibile, se si considera la poca attenzione nei confronti di un ideale culturale nazionale; difatti, la reale sorpresa è che ci sia stata una cerimonia ad inaugurare il tutto.
Siamo alle solite e di frasi fatte, il lettore, ne avrà sentite. Il sapere rende liberi: questo è noto, anche se non abbastanza. Liberi dai pregiudizi, dagli estremismi, dal mancato senso critico, perlomeno per chi usufruisce efficacemente di quanto assimilato. Il nostro paese manca di “promozione” e “pubblicità” proprio da questo punto di vista; non è un caso che, di rimando, si sprigioni una reazione a catena capace di influire su numerosi paradigmi politico-sociali, senza sdegnare epiloghi imbarazzanti.
Se tale resterà la situazione corrente, non sarà una sorpresa constatare un aumento dell’inefficacia didattica, nonché il degrado del concetto di “comunità” tra gli studenti; sacrificando dunque una realtà ambientale che diamo per scontata, ma che al contrario stabilisce un habitat solido, vivido nell’immaginario studentesco. La scuola non esterna solo la linea di pensiero devota all’istruzione, ma la possibilità di interazione tra coetanei in un luogo idoneo e sensato; la base di una città di qualsiasi genere, che professa la volontà di puntare al futuro generazionale.
La strada scelta sembrerebbe l’opposta; eppure, come ci dimostra il 18enne Tommaso, qualcuno preferirebbe quanto meno la decenza.