La situazione è chiara, almeno secondo il report CGIL del Segretario della provincia aquilana Francesco Marrelli; il capoluogo «vive una grave condizione di spopolamento delle aree montane, dovuta alla scarsità di lavoro e di servizi offerti alla collettività».
Riportiamo qualche dato:

Dobbiamo registrare una drastica diminuzione fino ai 603.233.103 euro nel 2018, con una riduzione del 39,5%. Nello specifico, per quanto concerne i settori trainanti, quali ad esempio sostanze e prodotti chimici; articoli farmaceutici, chimico-medicinali e botanici; computer, apparecchi elettronici e ottici; apparecchi elettrici; mezzi di trasporto; attività professionali, scientifiche e tecniche; attività artistiche, di intrattenimento e divertimento, il dato risulta ancora più allarmante passando da un valore del 2008 di 690.271.507 euro ai 426.795.197 euro del 2018, con una riduzione pari al 38,17%.

Relativamente all’occupazione, viene sottolineata una condizione già vigente da mesi (e anni) e che non ha registrato alcun tipo di cambiamento decisivo:

Il tasso di disoccupazione giovanile (15-24 anni), che si attestava nel 2008 al 25,5%, è balzato nel 2018 al 31,1%. A ciò si aggiunga che il tasso di disoccupazione riferito a tutte le persone con oltre 15 anni è passato dall’8,3% del 2008 al 9,8 % del 2018. Tra l’altro la popolazione lavorativa ha subito in dieci anni un invecchiamento esponenziale passando dal 31,3% degli occupati tra gli over 54 (le persone occupate dai 55 ai 64 anni) del 2008 al 57,9 del 2018.

Il report CGIL descrive un unico parametro in aumento, riferito agli addetti delle società cooperative; ciò rese note, però, le delegazioni di servivi pubblici o utilizzo di società negli appalti – dato che va dal 3,5% del 2008 al 4,3% del 2018.

Le aree interne devono rappresentare un potenziale motore di sviluppo per l’intero territorio regionale, non solo per le ricchezze ambientali che offrono ma soprattutto per le capacità e la storia delle comunità che stabilmente vi risiedono.

Sulla conclusione del Segretario, torniamo su un argomento delicato, legato all’investimento sul territorio; dai dati, sembrerebbe quasi che l’amministrazione stia letteralmente “rincorrendo” soluzioni a portata di mano; perlomeno sotto il punto di vista di un territorio che molto ha da offrire. Sotto il nostro naso, in effetti, abbiamo una città che non ha mai conosciuto una reale sponsorizzazione, interesse per la conservazione ambientale o una politica che punti a migliorare i servizi più elementari. Tralasciando qualche plateale episodio di restauro (es. il Parco del Castello, che quasi assume le fattezze di un miracolo), siamo ancora sul profilo di “facciata”.

Le chiacchiere stanno a zero; certo i dati bisogna saperli leggere e non affidarsi totalmente alle percentuali, ma credo che difficoltà così visibili possano riscontrarsi anche ad occhio nudo; entrano difatti a far parte del quotidiano di ognuno. Certo, nessuno nega la criticità nell’apportare modifiche significative, ma perlomeno una dimostrazione più eloquente sarebbe gradita. D’altronde, sia città che dintorni sentono il bisogno di respirare aria nuova; sottoscrivo, con pieno rispetto per la tradizione, ma senza disdegnare un minimo di considerazione per le generazioni a seguire.

Insomma: rispettare la tradizione non vuol dire ignorare un contesto storico incline al progressismo. Il benessere va di pari passo con la spensieratezza del cittadino, che non viene spaventato dalle condizioni della propria casa. Un report CGIL può essere un incentivo a “spingere” un po’ di più; oppure riconfermare la mancata serietà, deridendo perfino qualche percentuale scomoda.

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