” Ciao Franco come và” iniziava così, questa mattina alle ore 3.00 am in italia (le 21.00 pm in Venezuela) il mio colloquio quotidiano con Franco (nome di fantasia) l’amico italo-venezuelano che mi ragguaglia tutti i giorni sulla situazione del paese. “Siamo allo stremo, mi dice, l’inflazione e la svalutazione sono alle stelle, basti pensare che una bottiglia di Coca Cola costa 90.000 bolivares ( più di mezzo salario mensile di un operaio) e ci sono proteste in tutto il paese per le promesse incumpiute dell’ultima campagna elettorale. Avevano assicurato alla gente che se avessero votato per il governo avrebbero ricevuto una borsa contenente alimenti per le feste di Natale e giochi per i bambini ma a tutt’oggi nessuno ha ricevuto nulla e quindi stanno scendendo in strada.”
E’ così che il malcontento cresce a dismisura anche tra le classi sociali più povere, quelle che il governo che si definisce “socialista” sta letteralmente martoriando quotidianamente con la fame causata dalla mancanza di generi alimentari, mentre per l’assenza totale di farmaci si può morire con una banale infezione.
La denutrizione oggi, in quello che era uno dei paesi più ricchi al mondo, uccide i più deboli e colpisce sopratutto anziani e bambini nei primi anni di vita. Quello che era l’Eldorado dell’America Latina si è trasformato in un inferno da cui è difficile persino fuggire.
Chi può, infatti, abbandona il paese con qualsiasi mezzo, i varchi di frontiera dei paesi confinanti sono presi d’assalto dalla parte più povera della popolazione, quella che non può permettersi di pagare il costo proibitivo di un biglietto aereo. Molti nostri connazionali, figli e nipoti di chi negli anni 50’ intraprese il lungo viaggio della speranza in cerca di un futuro migliore, sono costretti a fare il percorso inverso per ritornare in Italia lasciando spesso i sacrifici di una vita, case, piccole attività commerciali, imprese familiari.
Mentre quella che si configura sempre di più come una feroce dittatura continua, con la complicità dell’esercito e delle milizie presidenziali, a minacciare chiunque intenti una qualsiasi iniziativa di dissenso da una linea di politica economica e sociale, a cui và dato il meritevole primato di essere riuscita a far scarseggiare la benzina in uno dei primi 4 paesi al mondo produttori di petrolio.
Ieri in occasione delle feste natalizie il nuovo parlamento venezuelano (ANC), nato in maniera incostituzionale esautorando di fatto l’Assemblea legittima che l’opposizione aveva conquistato raggiungendo la maggioranza assoluta dei seggi nelle elezioni del 2015, ha deciso di liberare una parte minimale dei numerosi prigionieri politici tuttora incarcerati.
Una mossa propagandistica per mostrare al mondo il volto benevolo di una pseudo-rivoluzione che ha trascinato uno dei paesi più ricchi al mondo in un’inferno da cui sarà lungo e difficile farlo uscire.
Sarà quindi un Natale vissuto allo stremo quello che passerà il popolo venezuelano e con esso la grande comunità italiana che ci vive ( circa 2 milioni, tra italiani ed oriundi). Un Natale in cui avranno poco o nulla da mettere in tavola e sotto l’albero.