A Padova il primo trapianto al mondo a cuore battente: un passo avanti nella medicina

Il 28 novembre 2024, un evento straordinario ha avuto luogo all’ospedale San Antonio di Padova, dove è stato eseguito il primo trapianto di cuore al mondo completamente a cuore battente. L’intervento, realizzato dall’equipe di cardiochirurgia diretta dal professor Gino Gerosa, segna una tappa fondamentale nella storia della medicina e della chirurgia cardiaca, promettendo di rivoluzionare le tecniche di trapianto.
Il paziente, un uomo di 65 anni affetto da cardiopatia ischemica, si era trovato in una situazione critica.
Dopo aver esaurito le opzioni terapeutiche tradizionali, i medici hanno deciso che l’unica soluzione possibile fosse un trapianto di cuore. Tuttavia, la sua allergia agli anestetici generali complicava notevolmente la situazione. “Ero preoccupato per l’intervento”, ha dichiarato il paziente. “Non sapevo come avrei potuto affrontarlo senza anestesia generale”.
Grazie all’innovativa tecnica adottata dai medici padovani, il cuore è stato prelevato da un donatore a cuore fermo e mantenuto in funzione durante tutto il processo di trapianto. Questo approccio ha permesso di evitare i danni da ischemia che normalmente si verificano quando un cuore viene fermato durante il prelievo e successivamente riattivato.
Tradizionalmente, durante un trapianto di cuore, l’organo viene fermato nel donatore prima del prelievo e conservato in una soluzione fredda fino all’impianto. Questo processo comporta rischi significativi, poiché ogni volta che il cuore si ferma, si possono verificare danni cellulari. Con la nuova tecnica, invece, il cuore rimane attivo e continua a battere dal momento del prelievo fino all’impianto nel ricevente.

“Abbiamo prelevato l’organo dal donatore a cuore fermo e lo abbiamo mantenuto in perfusione ex vivo”, ha spiegato il professor Gerosa. “Questo ha permesso al cuore di rimanere normotermico e perfuso, aumentando notevolmente la sua vitalità”. Grazie a questa innovazione, il tempo massimo per il trasporto dell’organo è aumentato da quattro a otto ore, offrendo così maggiori opportunità per i pazienti in attesa di un trapianto.
I benefici di questa nuova metodologia sono molteplici.
Innanzitutto, riduce significativamente i danni da ischemia e riperfusione sia al momento del prelievo che durante l’impianto. Questo approccio migliora la ripresa della funzionalità cardiaca post-operatoria e garantisce una performance migliore dell’organo trapiantato.
“Questa nuova tecnica rappresenta una vera e propria rivoluzione nel campo della cardiochirurgia”, ha affermato Gerosa. “Non solo migliora i risultati del trapianto, ma offre anche ai pazienti una maggiore aspettativa di vita”. Il successo dell’intervento ha suscitato entusiasmo tra i medici e i professionisti del settore sanitario, aprendo nuove prospettive per la chirurgia cardiaca.
La notizia del primo trapianto a cuore battente ha fatto rapidamente il giro del mondo medico, attirando l’attenzione internazionale. Esperti e specialisti in cardiologia hanno elogiato il lavoro svolto dall’equipe padovana. “È un risultato straordinario che potrebbe cambiare radicalmente la pratica dei trapianti cardiaci”, ha commentato il dottor Marco Bianchi, noto cardiochirurgo.
Tuttavia, non mancano le sfide legate all’implementazione di questa nuova tecnica su larga scala. “Sarà fondamentale formare altri chirurghi e anestesisti affinché possano adottare questo approccio”, ha aggiunto Bianchi. La formazione continua sarà cruciale per garantire che tutti i pazienti possano beneficiare di questa innovazione.
L’esperienza padovana potrebbe rappresentare un punto di svolta nella storia dei trapianti cardiaci.
Con l’aumento della domanda di cuori disponibili per il trapianto e la necessità di migliorare i risultati post-operatori, questa tecnica potrebbe diventare uno standard nella pratica clinica.
Inoltre, i ricercatori stanno già lavorando su ulteriori sviluppi nel campo delle tecniche chirurgiche e delle tecnologie utilizzate per mantenere in vita gli organi durante il trasporto. “Il nostro obiettivo è continuare a migliorare le tecniche esistenti e sviluppare nuove soluzioni per affrontare le sfide legate ai trapianti”, ha concluso Gerosa.