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Cronaca

Trump all’ONU: 57 Minuti di Polemiche contro Europa, Clima e le Stesse Nazioni Unite

Il discorso di Donald Trump all’80ª Assemblea Generale delle Nazioni Unite passerà alla storia come uno degli interventi più controverse mai pronunciati dal Palazzo di Vetro. Con una performance di 57 minuti che ha ignorato completamente il limite regolamentare di 15 minuti previsto per i capi di Stato, il presidente americano ha trasformato la più importante tribuna diplomatica mondiale in un palcoscenico per le sue invettive contro l’immigrazione, il cambiamento climatico e, paradossalmente, la stessa organizzazione che lo ospitava.

Una Requisitoria Senza Precedenti contro l’ONU

Trump ha aperto il suo intervento con un attacco frontale alle Nazioni Unite, accusando l’organizzazione di essere completamente inefficace. “Tutto ciò che fanno è scrivere lettere di protesta e poi non dare mai seguito alle loro parole”, ha dichiarato il presidente americano, aggiungendo con sarcasmo che “sono parole vuote, e le parole vuote non risolvono la guerra”. Il tycoon ha rivendicato di aver “fatto cessare sette guerre” senza alcun aiuto dall’ONU, sottolineando amaramente che l’organizzazione “non mi ha mai nemmeno chiamato” per riconoscere questi presunti successi.

Tuttavia, il momento più surreale del discorso è arrivato quando Trump ha abbandonato le questioni geopolitiche per lamentarsi di problemi tecnici e personali. Infatti, ha dedicato diversi minuti a criticare il malfunzionamento della scala mobile e del teleprompter del Palazzo di Vetro, per poi rivelare un vecchio rancore: anni fa l’ONU aveva scelto un altro costruttore per la ristrutturazione della sede, ignorando la sua offerta di 500 milioni di dollari. “Ora si ritrovano con un brutto pavimento, non di marmo come avevo invece offerto io”, ha dichiarato con evidente risentimento.

Ma non è finita qui. Trump ha pure rivendicato il Premio Nobel per la Pace, dichiarando: “Merito questo riconoscimento. L’ONU non sfrutta il suo potenziale e non mi ha mai ringraziato”. Un’affermazione che ha suscitato mormori nell’aula, dimostrando come il presidente americano abbia trasformato un discorso diplomatico in un’occasione di autoelogio.

Europa Sotto Accusa: “Andrete all’Inferno”

L’attacco più duro Trump l’ha riservato all’Europa, accusata di portare avanti un “fallito esperimento dei confini aperti” che, secondo il presidente americano, porterà il continente alla rovina. “Migrazione e politiche verdi saranno la morte dell’Europa”, ha tuonato Trump, esortando i leader europei a “mettere fine a questo esperimento ora, altrimenti i vostri Paesi andranno all’inferno”.

Il tycoon ha puntato il dito contro il sindaco di Londra Sadiq Khan, definendolo “terribile” e citando il suo caso come emblematico dei problemi causati dall’immigrazione in Europa. Inoltre, Trump ha descritto l’immigrazione come una vera e propria “invasione”, sostenendo che rappresenta “la questione politica numero uno del nostro tempo” e accusando l’ONU di incoraggiare questo fenomeno.

Benché le sue affermazioni abbiano provocato reazioni di stupore e disapprovazione nell’aula, Trump ha insistito sulla sua visione apocalittica dell’Europa. Infatti, ha collegato immigrazione e politiche ambientali come “le forze che stanno distruggendo gran parte del mondo libero”, dipingendo un quadro catastrofista che ha poco a che vedere con la realtà europea.

Il Negazionismo Climatico sul Palco Mondiale

Uno dei passaggi più sconcertanti del discorso ha riguardato il cambiamento climatico, definito da Trump “la più grande truffa mai perpetrata al mondo”. Il presidente americano ha dedicato ben dieci minuti a quella che ha chiamato “la bufala del riscaldamento globale”, celebrando il ritiro degli Stati Uniti dall’Accordo di Parigi e promuovendo l’uso di combustibili fossili.

“Le rinnovabili sono una buffonata, non funzionano”, ha dichiarato Trump, aggiungendo che “l’energia eolica è patetica, le pale eoliche arrugginiscono e marciscono”. Con il suo linguaggio superlativo, ha pure elogiato il “bellissimo carbone pulito” americano, sostenendo che le energie tradizionali “avrebbero abbassato le bollette degli americani”.

Trump ha poi attaccato le politiche verdi europee, sostenendo che stanno “rovinando l’estetica di posti meravigliosi come la Scozia, deturpata dai pannelli solari per un capriccio liberal”. Secondo il presidente, le iniziative ambientali sono frutto di una “follia collettiva” tanto che “a San Francisco non si può più buttare neanche un mozzicone per terra”.

Cina e India nel Mirino per l’Ucraina

Sulla guerra in Ucraina, Trump ha adottato un approccio che ha sorpreso molti osservatori. Mentre ha promesso di essere “pienamente pronto a imporre una serie molto forte di dazi doganali” contro la Russia se non accetterà un accordo di pace, ha accusato Cina e India di essere “i principali finanziatori della guerra” attraverso l’acquisto di petrolio russo.

“Stanno finanziando la guerra contro se stessi”, ha dichiarato Trump, includendo nella critica anche “diversi alleati della NATO”. Il presidente ha poi chiesto all’Europa di seguire l’esempio americano “adottando esattamente le stesse misure” sanzionatorie, dimenticando apparentemente che l’UE ha già imposto sanzioni molto più severe degli Stati Uniti contro Mosca.

Tuttavia, Trump non ha speso molte parole sulla guerra che aveva promesso di risolvere “in 24 ore” durante la campagna elettorale. Anzi, durante il successivo bilaterale con Volodymyr Zelensky, ha affermato di ritenere che l’Ucraina sia in grado di “recuperare tutti i territori ucraini”, una posizione che appare in contraddizione con le sue precedenti dichiarazioni più concilianti verso la Russia.

Gaza e la Condanna dei Riconoscimenti della Palestina

Sul conflitto israelo-palestinese, Trump ha assunto una posizione nettamente filo-israeliana, condannando i paesi che hanno riconosciuto lo Stato palestinese. “Riconoscere la Palestina è una ricompensa per Hamas”, ha dichiarato, aggiungendo che “chiunque voglia la pace deve essere unito in un messaggio a Hamas: liberate gli ostaggi”.

Il presidente ha sottolineato che “dobbiamo negoziare immediatamente la pace, ma vogliamo indietro gli ostaggi”, una posizione che ha raccolto applausi nell’aula ma che ignora completamente le istanze palestinesi. Inoltre, Trump ha criticato implicitamente l’Europa per la sua posizione più equilibrata sul conflitto, definendola “imbarazzante” per la sua presunta inazione.

Le Reazioni Internazionali: Stupore e Preoccupazione

Il discorso di Trump ha suscitato reazioni contrastanti nell’aula dell’Assemblea Generale. Mentre all’inizio è stato accolto da applausi di circostanza, durante l’intervento l’atmosfera si è progressivamente raffreddata, con mormorii di disapprovazione quando il presidente ha definito il cambiamento climatico una “truffa”.

Il segretario generale dell’ONU António Guterres, pur elogiando diplomaticamente “i recenti sforzi diplomatici degli Stati Uniti”, ha lanciato un messaggio indiretto ma chiaro: “Il potere non risiede nelle mani di coloro che dominano o dividono, ma nella nostra determinazione a resistere, a perseverare e a rifiutarci di arrendersi”. Una dichiarazione che molti hanno interpretato come una risposta alle posizioni trumpiane.

Esperti di diritto internazionale come Vincenzo Buonomo hanno sottolineato che il comportamento di Trump rappresenta “una dichiarazione di forza” che riflette la crisi del multilateralismo: “Il sistema multilaterale di cui l’ONU è espressione è stato sostituito da un multipolarismo in cui il più forte impone la propria agenda”

Un’America Isolata sulla Scena Mondiale

Il discorso di Trump ha evidenziato l’isolamento crescente degli Stati Uniti sulle principali questioni globali. Mentre il resto del mondo lavora per affrontare il cambiamento climatico e gestire i flussi migratori attraverso la cooperazione multilaterale, l’America trumpiana si presenta come un attore unilaterale che rifiuta tanto la scienza quanto la diplomazia.

Come ha osservato Pierre Haski su Internazionale, “la leadership statunitense non esiste più. C’è solo una superpotenza disfunzionale che insegue le manie del suo presidente”. Il peso degli Stati Uniti è tale da impedire ai partner di ignorarlo completamente, ma sempre più leader mondiali si interrogano su come gestire un alleato tanto imprevedibile quanto crucial.

Un Precedente Pericoloso per la Diplomazia Globale

Oltrepassando sistematicamente i limiti temporali e trasformando l’Assemblea ONU in un comizio elettorale, Trump ha stabilito un precedente pericoloso per la diplomazia multilaterale. Il suo esempio potrebbe incoraggiare altri leader autoritari a utilizzare la tribuna delle Nazioni Unite per i propri scopi propagandistici piuttosto che per il dialogo costruttivo.

Inoltre, le accuse dirette contro l’organizzazione ospitante rappresentano una forma di maleducazione diplomatica senza precedenti. Infatti, criticare apertamente l’efficacia dell’ONU dal suo stesso podio equivale a minare l’autorità dell’unica istituzione globale dedicata al mantenimento della pace mondiale.

Dunque, mentre Trump si vantava delle sue presunte vittorie diplomatiche e attaccava alleati e avversari con la stessa veemenza, il mondo assisteva allo spettacolo di una superpotenza che ha smarrito la propria vocazione di leadership globale. Pertanto, i 57 minuti di Trump al Palazzo di Vetro rimarranno nella storia non come un momento di diplomazia costruttiva, bensì come il simbolo di un’America che ha scelto l’isolazionismo e il confronto al posto della cooperazione internazionale. Ebbene, mentre il resto del mondo cerca soluzioni condivise ai problemi globali, gli Stati Uniti di Trump sembrano sempre più intenti a costruire muri, tanto fisici quanto diplomatici.

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