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Biondi si è convinto di essere il podestà dell’Aquila.

Non si spiega altrimenti il suo atteggiamento.

Leggiamo sconcertati il suo attacco scomposto al Pd in merito alla drammatica vicenda degli operatori del Ctgs, che rischiano di perdere il posto di lavoro per l’incapacità amministrativa di chi aveva promesso di rilanciare il Gran Sasso, con nuovi impianti e con la riperimentrazione dei Sic, ed invece ha determinato l’inasprimento dei vincoli e la chiusura della funivia.

Un capolavoro di incompetenza.

Chiuso nel suo ufficio di Palazzo Margherita, Biondi è scappato da qualsiasi confronto con il Consiglio comunale e, peggio, con i sindacati, restando in silenzio per settimane. Fino a quando, incalzato dalle opposizioni, ha deciso di ricevere i lavoratori del Ctgs, ma senza le rappresentanze sindacali, limitandosi ad assumere impegni generici, incapace di prospettare soluzioni concrete che pure le opposizioni hanno suggerito, e lanciandosi in un violento attacco al Pd, colpevole evidentemente di fare opposizione.

Il prossimo lunedì, le commissioni I e III si riuniranno in forma congiunta, con lavoratori e sindacati in audizione; a fine mese, poi, il consiglio comunale è convocato, in seduta straordinaria, su proposta delle opposizioni: ci auguriamo davvero che Biondi sarà presente, lui campione di assenze in consiglio.

Ricordiamo al sindaco che, a seguito della sciagurata gestione della destra, che aveva fatto delle partecipate un poltronificio, l’amministrazione di centrosinistra era stata in grado di risanare le aziende, ed in particolare il Ctgs, che aveva diversi milioni di debiti che gravavano sul bilancio.

Biondi ereditò una società in salute che, in pochi anni, ha riportato allo sfascio

Nel 2017, Biondi ha ereditato una società in salute che, in pochi anni, col suo sodale Pignatelli, ha riportato allo sfascio: negli ultimi due anni il bilancio ha chiuso in negativo, e questa annualità si preannuncia disastrosa con lo stop imposto alla funivia. Col rischio che si perda anche la prossima stagione invernale, che significherebbe portare i libri in Tribunale. Farebbe bene, il sindaco, ad ascoltare almeno le forze politiche della sua maggioranza che, da tempo, gli chiedono un confronto sullo stato delle partecipate.

Biondi richiama le stabilizzazioni del personale comunale, per rivendicare la vicinanza della destra ai lavoratori: ebbene, è il caso di ricordargli che le stabilizzazioni sono state possibili per le norme, e le risorse, che i governi di centrosinistra hanno saputo garantire.

Nessun sindaco ha potuto beneficiare di una quantità di fondi così ingenti

E a proposito di risorse, mai nessun sindaco ha potuto beneficiare di una quantità di fondi così ingenti: programma restart, pnrr, fondo complementare, misure volute dai governi di centrosinistra e osteggiate dai patrioti meloniani. Il risultato è lo sfascio delle società partecipate, lo sperpero di risorse per la cultura – oltre 37 milioni impegnati dal 2017 ad oggi senza alcun ritorno economico e sociale sul territorio – la crisi di vocazione del centro storico, poco abitato, privo di scuole e servizi pubblici, con la pavimentazione milionaria già rovinata tra cantieri e auto parcheggiate ovunque vista l’assenza di una qualsiasi strategia sulla viabilità e sui parcheggi.

E potremmo richiamare, ancora, le opere strategiche già finanziate che la destra non è stata in grado di realizzare – dal progetto di riqualificazione di viale della Croce rossa al parco urbano di Piazza d’armi, da Porta Barete al recupero delle mura. Per non dire del ponte Belvedere e dei sottoservizi. 

Biondi parli di questo, ed eviti di attaccare strumentalmente il Pd per nascondere il fallimento della sua amministrazione. Esca dalla sua stanza di Palazzo Margherita, si confronti con la città, col Consiglio comunale, con le forze politiche di maggioranza e di opposizione, con le forze sindacali, con i commercianti soffocati dalle sue scelte, con il mondo dell’associazionismo e della cultura.

L’Aquila ha bisogno di un sindaco, non di un piccolo podestà arrogante e rancoroso.

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