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Cronaca

Rissa a Bottigliate in Piazza Francesco: Vola una Molotov Rudimentale. Sei Ragazzini Denunciati

Una violenta rissa tra due gruppi di adolescenti è degenerata ieri sera nel cuore di Piazza Francesco, storico luogo di ritrovo nel centro cittadino. Bottiglie rotte, urla e una rudimentale molotov lanciata contro un cassonetto hanno trasformato la serata in un incubo per residenti e passanti.

Sei minorenni, tra i 14 e i 17 anni, sono stati identificati e denunciati per resistenza a pubblico ufficiale, lesioni aggravate e danneggiamento. L’episodio, avvenuto alle 21:30 circa, ha riacceso il dibattito sul controllo del territorio e sul fenomeno delle baby-gang.

La Dinamica dello Scontro: «Parevano in Guerra»

Tutto è iniziato con una lite per futili motivi tra due ragazzi, originata da un disonore su TikTok. «Si insultavano per un video pubblicato su un profilo fake», racconta Marco, un barista della piazza. «Poi, in pochi minuti, sono arrivati altri ragazzini. Hanno iniziato a tirarsi bottiglie di birra vuote, poi pietre e bastoni».

La situazione è precipitata quando uno dei giovani ha estratto una bottiglia piena di liquido infiammabile, con uno straccio come miccia. L’ha accesa e lanciata contro un cassonetto, provocando un’esplosione che ha richiamato l’attenzione dei residenti. «Sembrava un film d’azione», dice Sofia, studentessa universitaria testimone della scena. «La fiammata ha illuminato la piazza. La gente correva via terrorizzata».

Una pattuglia dei carabinieri, già in allerta per precedenti segnalazioni di assembramenti, è intervenuta entro 10 minuti.

Al loro arrivo, i ragazzi hanno tentato di disperdersi, ma alcuni hanno opposto resistenza. «Uno ha colpito un militare con un bastone», riferisce il capitano Alessio Romano. «Abbiamo usato spray al peperoncino e fatto uso moderato della forza per placarli».

Durante gli scontri, due agenti hanno riportato contusioni lievi, mentre un ragazzo di 15 anni è stato medicato per una ferita al braccio causata da una bottiglia rotta. Sei giovani sono stati identificati e denunciati, ma nessun arresto è stato eseguito per via della minore età. I genitori sono stati convocati in caserma per affrontare le conseguenze legali.

La piazza, solitamente animata da famiglie e turisti, oggi è tappezzata di vetri e segni di bruciature. I residenti sono furiosi. «Ogni weekend è una roulette russa», dice Giovanna, 68 anni, abitante da decenni in zona. «Questi ragazzini si credono gangster, ma sono solo bambini viziati. Dovrebbero multare i genitori!».

gianguido d alberto 1977 sindaco

Il sindaco Gianguido D’Alberto ha annunciato un piano di sorveglianza straordinaria: «Potenzieremo le telecamere e istituiremo un coprifuoco per i minori non accompagnati dopo le 22:00». Una misura che divide l’opinione pubblica: c’è chi la considera necessaria e chi la giudica «una goccia nel mare».

Il Fenomeno Baby-Gang: Tra Emulazione e Disagio

Psicologi ed esperti di sicurezza puntano il dito sul vuoto educativo e sull’influenza dei social media. «I ragazzi cercano visibilità imitando ciò che vedono in rete», spiega la psicoterapeuta Elena Moretti. «Aggredire un coetaneo diventa un “rito” per ottenere rispetto nel gruppo».

Non è un caso che molti dei coinvolti provengano da famiglie benestanti. «Mio figlio ha tutto, ma si annoia», confessa Roberta, madre di uno dei denunciati. «Passa ore su TikTok a guardare video di risse. Poi replica quei gesti per sentirsi potente».

L’episodio della molotov rudimentale ha allarmato le autorità.

«È la prima volta che vediamo un’arma simile in mano a minorenni qui», ammette il capitano Romano. La bottiglia, riempita con alcool e benzina, è stata assemblata in modo approssimativo, ma sufficiente a causare danni. «Se colpiva qualcuno, poteva uccidere», aggiunge un pompiere intervenuto per spegnere le fiamme.

I carabinieri stanno ricostruendo la catena degli eventi.

Due aspetti destano sospetti:

  1. La provenienza del liquido infiammabile: dove hanno trovato benzina e alcool?
  2. Il ruolo degli adulti: c’è qualcuno dietro che ha istigato i ragazzi?

«Stiamo verificando se alcuni maggiorenni abbiano fornito materiali o istruzioni», rivela una fonte investigativa. Intanto, i social dei giovani coinvolti sono stati sequestrati. Tra chat e video, emergono messaggi minatori e sfide a «fare casino per diventare virali».

La scuola diventa un fronte cruciale.

Il preside del liceo frequentato da due dei denunciati, Aldo Bianchi, annuncia assemblee con genitori e psicologi: «Dobbiamo intercettare il disagio prima che esploda».

Anche le famiglie sono chiamate a responsabilizzarsi. «Serve un controllo maggiore sulle attività online dei figli», insiste Moretti. «E, soprattutto, dialogare. Spesso questi ragazzi si sentono invisibili».

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