Pubblicità a pagamento
Cronaca

Von der Leyen Alza la Posta: Sanzioni ai Ministri Israeliani e Stop all’Accordo Commerciale

00 28

Nel suo discorso sullo Stato dell’Unione di fronte al Parlamento europeo a Strasburgo, Ursula von der Leyen ha segnato una svolta storica nella politica europea verso Israele. La presidente della Commissione europea ha infatti annunciato misure senza precedenti: sanzioni contro i ministri israeliani “estremisti” e una sospensione parziale dell’accordo di associazione con Tel Aviv per quanto riguarda le questioni commerciali. Una dichiarazione che segna un punto di non ritorno nei rapporti tra Bruxelles e Gerusalemme, benché la stessa von der Leyen abbia riconosciuto le difficoltà politiche che attendono queste proposte.

Parole Dure contro la “Carestia Provocata dall’Uomo”

“Ciò che sta accadendo a Gaza è inaccettabile”, ha dichiarato von der Leyen con toni insolitamente fermi, denunciando quella che ha definito una “carestia provocata dall’uomo” e “un chiaro tentativo” da parte di Israele di “minare la soluzione dei due Stati”. Le immagini che arrivano dall’enclave palestinese, ha sottolineato la presidente, “hanno scosso la coscienza del mondo: persone uccise mentre mendicavano cibo, madri che tengono in braccio bambini senza vita”.

Tuttavia, von der Leyen ha anche riconosciuto l’incapacità dell’Europa di reagire efficacemente alla tragedia in corso: “È dolorosa l’incapacità dell’Europa di trovare una risposta alle azioni di Israele a Gaza”, ha ammesso, spiegando che “la situazione è bloccata senza una maggioranza” e che “non possiamo permetterci di rimanere paralizzati”. Infatti, le profonde divisioni tra gli Stati membri hanno finora impedito qualsiasi azione concreta, costringendo l’Unione europea a rimanere sostanzialmente inerme di fronte a una crisi che dura ormai da oltre undici mesi.

Dal 7 ottobre 2023, secondo il ministero della Sanità di Gaza gestito da Hamas, Israele ha ucciso più di 64.000 palestinesi, soprattutto donne e bambini, mentre il 22 agosto scorso le Nazioni Unite hanno proclamato lo stato di carestia in alcune aree della Striscia. Di fronte a questi numeri, von der Leyen ha dichiarato che “l’Europa deve fare da apripista, proprio come ha fatto in passato”, annunciando una serie di misure che potrebbero cambiare radicalmente i rapporti tra l’UE e Israele.

Un Pacchetto di Sanzioni Senza Precedenti

Le proposte avanzate da von der Leyen articolano un approccio a tre livelli per aumentare la pressione sul governo israeliano. In primo luogo, la Commissione procederà autonomamente alla sospensione di tutti i pagamenti del sostegno bilaterale a Israele, “senza compromettere il nostro lavoro con la società civile israeliana o con Yad Vashem”, l’Ente nazionale per la Memoria della Shoah.

Itamar Ben Gvir 3 cropped

Inoltre, l’UE proporrà sanzioni mirate contro i “ministri estremisti” israeliani, con chiaro riferimento a Itamar Ben-Gvir e Bezalel Smotrich, che hanno “ripetutamente incitato alla violenza contro i palestinesi nella Cisgiordania occupata”. Molti paesi europei, tra cui Svezia e Paesi Bassi, hanno già adottato sanzioni individuali contro questi due ministri, ma una decisione a livello europeo avrebbe un impatto simbolico e pratico molto maggiore.

La terza misura, potenzialmente la più impattante, riguarda la sospensione parziale dell’accordo di associazione UE-Israele del 1995 per quanto concerne gli aspetti commerciali. Considerando che l’UE è il principale partner commerciale di Israele, questa decisione avrebbe “un notevole impatto concreto”, come sottolineato dagli esperti legali. Tuttavia, benché la sospensione parziale richieda solo una maggioranza qualificata al Consiglio, anziché l’unanimità necessaria per la sospensione totale, trovare il consenso si preannuncia estremamente difficile.

Le Divisioni Europee: Il Nodo della Maggioranza Qualificata

Von der Leyen ha mostrato piena consapevolezza delle difficoltà politiche che le sue proposte dovranno affrontare. “Sono consapevole che sarà difficile trovare la maggioranza”, ha ammesso la presidente, riconoscendo che “qualsiasi azione sarà eccessiva per alcuni, troppo poca per altri”. Tuttavia, ha sottolineato che “dobbiamo tutti assumerci le nostre responsabilità: Parlamento, Consiglio e Commissione“.

Le divisioni europee su Israele sono infatti profonde e radicate. Da un lato, paesi come Germania e Italia mantengono rapporti privilegiati con Tel Aviv e si oppongono a misure punitive troppo severe. Dall’altro, nazioni come Spagna, Irlanda e Belgio spingono per azioni più incisive, mentre la Francia oscilla tra le due posizioni a seconda delle circostanze.

Particolarmente significativo è il caso della Germania, che per ragioni storiche legate alla Shoah ha sempre mantenuto un sostegno incondizionato a Israele. Tuttavia, anche a Berlino crescono le pressioni dell’opinione pubblica e di parte della classe politica per una linea più equilibrata sul conflitto israelo-palestinese. L’Italia, dal canto suo, ha cercato di mantenere un profilo basso sulla questione, evitando sia di schierarsi apertamente con Israele sia di appoggiare misure punitive troppo severe.

Le Reazioni: Israele Accusa, i Palestinesi Sperano

Gideon Saar December 2024 cropped 1

La reazione israeliana alle parole di von der Leyen non si è fatta attendere. Il ministro degli Esteri Gideon Sa’ar ha definito “spiacevoli” le dichiarazioni della presidente, accusando l’Europa di essere “influenzata dalla propaganda mendace di Hamas e dei suoi alleati”. Secondo Sa’ar, “ancora una volta, l’Europa trasmette un messaggio sbagliato, che rafforza Hamas e l’asse radicale in Medio Oriente”.youtube

Israele ha inoltre sottolineato i propri “sforzi, in collaborazione con l’Unione stessa, per fornire assistenza umanitaria a Gaza”, respingendo le accuse di utilizzare la carestia come arma di guerra. Tuttavia, le dichiarazioni israeliane appaiono sempre più isolate nel panorama internazionale, mentre crescono le pressioni per un cessate il fuoco e per un maggiore accesso degli aiuti umanitari alla Striscia.

Dal versante palestinese, le parole di von der Leyen sono state accolte con cauto ottimismo, benché molti osservatori sottolineino come queste proposte arrivino dopo quasi un anno di conflitto e decine di migliaia di vittime. Come ha scritto Paolo Gallo sul Fatto Quotidiano, “quella voce arriva come un’eco distante, coperta dal rumore assordante di settemila, ventimila, trentamila… fino a settantamila morti”.

Il Contesto Giuridico: Tra Articolo 2 e Maggioranze Qualificate

Dal punto di vista giuridico, le proposte di von der Leyen si basano sulla revisione dell’articolo 2 dell’accordo di associazione UE-Israele, che prevede il rispetto dei diritti umani e dello stato di diritto come condizione essenziale per la cooperazione. La violazione di questi principi può giustificare la sospensione parziale o totale dell’accordo, benché le modalità procedurali rimangano complesse.

La sospensione parziale degli aspetti commerciali richiederebbe una maggioranza qualificata al Consiglio, una soglia più bassa rispetto all’unanimità necessaria per la sospensione totale. Tuttavia, anche raggiungere questa maggioranza qualificata appare difficile, considerando l’opposizione prevedibile di Germania, Italia, Repubblica Ceca e altri paesi tradizionalmente vicini a Israele.

Kallas portrait 2024 cropped

Già a luglio, la Commissione aveva proposto la sospensione parziale di Israele dal programma di ricerca e innovazione Horizon Europe, ma anche questa misura limitata aveva incontrato forti resistenze. Inoltre, l’Alto rappresentante Kaja Kallas aveva presentato dieci opzioni per sanzionare Israele, ma nessuna aveva raccolto il consenso necessario.

Le Altre Proposte: Il Palestine Donor Group

Accanto alle misure punitive, von der Leyen ha anche annunciato iniziative costruttive per supportare la popolazione palestinese. La presidente ha infatti proposto la creazione di un “Palestine Donor Group”, volto a raccogliere adesioni internazionali per supportare la popolazione civile di Gaza e la ricostruzione dell’enclave palestinese.

Questa iniziativa si inserisce in un approccio più ampio che mira non solo a punire Israele per le sue azioni, ma anche a gettare le basi per una soluzione politica duratura al conflitto. Tuttavia, la ricostruzione di Gaza e il sostegno alla popolazione palestinese richiederanno investimenti miliardari e un coordinamento internazionale che va ben oltre le capacità europee.

Von der Leyen ha inoltre ribadito l’impegno europeo per la “soluzione dei due Stati”, definendo “inaccettabili” le recenti decisioni del governo israeliano, “tra cui un progetto di colonizzazione che dividerebbe in due la Cisgiordania”. Secondo la presidente, “Israele sta cercando di distruggere la possibilità di una soluzione a due stati del conflitto, e noi non possiamo permetterlo”.

Il Timing Politico: Tra Criticas e Necessità

Le tempistiche dell’annuncio di von der Leyen hanno suscitato dibattiti e critiche. Da un lato, molti osservatori hanno sottolineato come queste misure arrivino troppo tardi, dopo quasi un anno di conflitto e decine di migliaia di vittime civili. Dall’altro, il momento scelto – il discorso sullo Stato dell’Unione – conferisce particolare solennità e visibilità alle proposte europee.

La scelta di includere il dossier israelo-palestinese nel discorso più importante dell’anno europeo dimostra quanto questa crisi sia diventata centrale per l’UE, non solo dal punto di vista umanitario ma anche politico. Infatti, l’incapacità europea di reagire efficacemente al conflitto di Gaza ha messo in discussione la credibilità dell’Unione come attore geopolitico globale.

Inoltre, le proposte di von der Leyen si inseriscono in un contesto più ampio di rilancio dell’azione europea su tutti i fronti, dalla difesa all’economia, dall’energia al clima. Come ha dichiarato la presidente nell’apertura del suo discorso, “l’Europa è impegnata in una lotta” per “un continente unito e in pace” e per “un’Europa libera e indipendente”.

Le Prospettive: Tra Realismo e Ambizione

Le prospettive di successo delle proposte di von der Leyen rimangono incerte. Se da un lato la presidente ha dimostrato coraggio politico nell’affrontare una questione così divisiva, dall’altro le resistenze degli Stati membri potrebbero vanificare anche le misure più moderate. La Germania, in particolare, manterrà probabilmente la sua opposizione a qualsiasi azione che possa essere interpretata come ostile a Israele.

Tuttavia, la crescente pressione dell’opinione pubblica europea e la gravità della situazione umanitaria a Gaza potrebbero spingere alcuni paesi a riconsiderare le loro posizioni. Inoltre, la proposta di von der Leyen potrebbe aprire un dibattito più ampio sui valori europei e sulla coerenza tra principi dichiarati e azioni concrete.

Anche se le misure proposte dovessero essere approvate, il loro impatto reale dipenderà dall’implementazione concreta e dalla capacità europea di mantenere una posizione unitaria nel tempo. Infatti, Israele ha dimostrato in passato di saper resistere alle pressioni internazionali, mentre la divisione europea ha spesso limitato l’efficacia delle politiche dell’Unione.

Un Punto di Svolta per l’Europa?

Il discorso di von der Leyen potrebbe segnare un punto di svolta nella politica europea verso il Medio Oriente, dimostrando che anche su questioni tradizionalmente divisive l’UE può trovare il coraggio di assumere posizioni nette. Tuttavia, la strada verso l’implementazione concreta di queste misure rimane lunga e incerta.

Come ha sottolineato la stessa presidente, “dobbiamo tutti assumerci le nostre responsabilità”, riconoscendo che il successo di queste iniziative dipenderà dalla volontà politica di Parlamento, Consiglio e Commissione di andare oltre le divisioni nazionali per affermare i valori fondamentali dell’Unione.

Ebbene, indipendentemente dall’esito finale di queste proposte, von der Leyen ha dimostrato che l’Europa può ancora aspirare ad essere un attore protagonista sulla scena internazionale, capace di coniugare realismo politico e principi morali. Dunque, mentre il mondo osserva se l’Unione europea saprà trasformare le parole in azioni concrete, resta il fatto che il discorso sullo Stato dell’Unione 2025 ha segnato una data importante nella storia delle relazioni euro-mediterranee, aprendo scenari nuovi e imprevedibili per il futuro del conflitto israelo-palestinese.

Articoli Correlati

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Pulsante per tornare all'inizio