L’Aquila: Litigio tra fratelli degenera in tragedia, 60enne investito e ucciso

Una lite familiare si è trasformata in una tragedia nella tarda mattinata di oggi, quando Stefano Lanciani, 60 anni, è morto dopo essere stato investito volontariamente dal fratello Davide, di 55 anni. L’episodio si è verificato in via Peltuinum, nel quartiere Pettino, alla periferia ovest del capoluogo abruzzese. La dinamica dei fatti, ancora in fase di accertamento, ha lasciato sgomenta la comunità locale.
La ricostruzione dei fatti
Secondo le prime indagini condotte dai carabinieri, il dramma sarebbe iniziato con un acceso litigio tra i due fratelli, presumibilmente legato a questioni ereditarie. Dopo la morte del padre Mario un anno fa, infatti, sarebbero emersi dissapori sulla gestione della successione familiare. La discussione odierna sarebbe degenerata rapidamente in violenza fisica e poi in un gesto estremo.
Stando alle testimonianze raccolte sul posto, Davide Lanciani avrebbe inseguito il fratello Stefano con una mazza. Quest’ultimo avrebbe cercato di difendersi con un bastone che aveva con sé ma che, secondo i testimoni, non avrebbe usato. Dopo un violento scontro fisico e verbale, Davide sarebbe risalito sulla sua auto, una Volkswagen bianca, per travolgere il fratello intenzionalmente. Non contento del primo impatto, l’uomo avrebbe investito Stefano più volte prima di tentare la fuga.
Il tentativo di fuga e l’arresto
Dopo aver travolto il fratello, Davide Lanciani ha cercato di allontanarsi dalla scena del crimine. Tuttavia, il suo tentativo è stato bloccato grazie all’intervento tempestivo di due allievi della Guardia di Finanza che si trovavano nelle vicinanze. Poco dopo sono sopraggiunti i carabinieri che hanno arrestato l’uomo in flagranza di reato con l’accusa di omicidio volontario.
La scena del crimine è stata delimitata per consentire i rilievi tecnici da parte della polizia locale e degli investigatori. La Procura dell’Aquila ha disposto l’autopsia sul corpo della vittima per chiarire ulteriormente le cause della morte e ricostruire con precisione la dinamica dell’accaduto.
La vittima: un docente stimato
Stefano Lanciani era un insegnante molto conosciuto e apprezzato nella comunità aquilana. Docente presso l’Istituto Tecnico Industriale Amedeo d’Aosta e l’Ipsiasar Leonardo Da Vinci, si occupava di telecomunicazioni e manutenzione di impianti. Originario di Tivoli, viveva da anni all’Aquila dove aveva costruito una solida reputazione sia come professionista che come cittadino attivo nella vita sociale della città.
La sua morte improvvisa ha lasciato sotto shock colleghi e studenti delle scuole in cui insegnava. Numerosi messaggi di cordoglio sono stati pubblicati sui social media da parte di chi lo conosceva e ne apprezzava le qualità umane e professionali.
Un litigio degenerato: le ipotesi degli inquirenti
Alla base del violento confronto tra i due fratelli ci sarebbero questioni legate all’eredità familiare. La morte del padre Mario avrebbe lasciato irrisolti alcuni aspetti della successione patrimoniale che avrebbero alimentato tensioni crescenti tra Stefano e Davide negli ultimi mesi.
Gli investigatori stanno vagliando tutte le ipotesi per comprendere se ci fossero stati precedenti episodi di conflitto tra i due o se la lite odierna sia stata un’escalation improvvisa. Le indagini sono coordinate dalla Procura dell’Aquila e condotte dai carabinieri con il supporto della polizia locale.
La brutalità dell’episodio ha sconvolto la comunità aquilana.
Non solo per la violenza dell’atto ma anche per il fatto che la tragedia abbia coinvolto due fratelli appartenenti allo stesso nucleo familiare. “È difficile credere che una lite possa arrivare a questo punto,” ha commentato un residente del quartiere Pettino presente sul luogo dell’incidente.
Le associazioni locali hanno colto l’occasione per sottolineare l’importanza della mediazione familiare nei casi in cui dissapori patrimoniali rischiano di sfociare in conflitti insanabili. “Questa tragedia ci ricorda quanto sia fondamentale affrontare le tensioni familiari attraverso il dialogo o con l’aiuto di professionisti,” ha dichiarato un rappresentante della Caritas locale.
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