Rimini: Insulti Razzisti durante Partita di Basket Under 19.

Un episodio di razzismo ha sconvolto la comunità sportiva riminese durante una partita di basket femminile Under 19 tra Happy Basket Rimini e Nuova Virtus Cesena. Una giovane atleta di colore, bersaglio di insulti razzisti da parte di una spettatrice, ha reagito lasciando il campo per affrontare la donna, finendo espulsa. L’accaduto, filmato e diventato virale, ha scatenato indignazione, denunce e un acceso dibattito sul ruolo delle istituzioni nella lotta alla discriminazione.
La Dinamica dell’Incidente: «Sei una Scimmia!»
La partita, disputata lunedì 3 febbraio alla palestra Carim di Rimini, è degenerata nel secondo tempo quando una donna, madre di due giocatrici della squadra cesenate, ha iniziato a inveire contro una cestista dell’Happy Basket.
Dal video diffuso su Facebook e ripreso da diverse testate, si sentono chiaramente gli insulti: «Ma non ti vergogni? Sei una scimmia!». La giovane, di origine africana e appena 17 anni, visibilmente scossa, ha abbandonato il campo, scavalcato le transenne e tentato di raggiungere la spettatrice.
«Volevo solo chiederle perché lo avesse fatto», ha raccontato la ragazza, che per protesta è stata espulsa dall’arbitro in base al regolamento. L’intervento di altri genitori e dirigenti ha evitato il contatto fisico, ma le immagini della reazione hanno fatto il giro del web, accendendo un polverone.
Le società coinvolte hanno preso posizione in modo netto.
L’Happy Basket Rimini ha annunciato l’intenzione di presentare denuncia alle autorità sportive e alla magistratura ordinaria. «Non tolleriamo alcuna forma di razzismo», ha dichiarato il presidente del club. «Sosterremo la nostra atleta in ogni sede legale».
La Nuova Virtus Cesena, dal canto suo, ha definito l’accaduto «inqualificabile», precisando che la donna non è tesserata con la società. «Promuoviamo inclusione e rispetto. Prenderemo provvedimenti per escludere la spettatrice dai nostri eventi», ha aggiunto Mara Fullin, responsabile del settore basket.
Non sono mancati gli interventi istituzionali. Michele Lari, assessore allo Sport di Rimini, ha parlato di «episodio vergognoso», sottolineando l’importanza di «isolare chi diffonde odio». Christian Castorri, omologo di Cesena, ha ribadito: «Lo sport deve insegnare valori, non ospitare violenza verbale».
Cosa è Successo alla Ragazza?

Dopo l’espulsione, la giovane è stata accompagnata negli spogliatoi dalle compagne e dallo staff tecnico. «Era distrutta», ha raccontato un’allenatrice. «Piangeva e chiedeva perché l’avessero trattata così». La società riminese ha attivato un supporto psicologico per aiutarla a elaborare il trauma.

La madre della ragazza, presente in palestra, ha denunciato pubblicamente l’accaduto: «Mia figlia ama lo sport da sempre. Non meritava di essere umiliata per il colore della sua pelle». La famiglia ha confermato di voler procedere legalmente, sostenuta da associazioni anti-razziste come Arci e UISP.
La spettatrice, identificata come residente a Cesena, è finita nel mirino delle autorità.
I carabinieri hanno avviato un’indagine per ingiuria aggravata e istigazione all’odio razziale, reati punibili con fino a 6 anni di carcere. Intanto, la Federazione Italiana Pallacanestro (FIP) ha avviato un procedimento disciplinare per squalificarla dagli eventi sportivi.
Durante i primi interrogatori, la donna ha tentato di giustificarsi: «Non era un insulto razzista. Mi è sfuggito». Una versione respinta dalla procura di Rimini, che ha già acquisito il video come prova.
L’episodio di Rimini non è isolato.

Solo nelle ultime settimane, si sono verificati casi simili nel calcio: durante Bologna-Inter, un giocatore è stato insultato per il colore della pelle, mentre al Clásico spagnolo il giovane Lamine Yamal ha subito cori razzisti.
«Lo sport riflette la società», commenta Paolo Cianci, sociologo dell’Università di Bologna. «Se non educhiamo alle differenze, i giovani cresceranno replicando stereotipi tossici».
Le organizzazioni anti-discriminazione chiedono interventi strutturali.
«Serve un piano nazionale per formare arbitri, dirigenti e tifosi», propone Antonello Satta, presidente di Sport Against Racism. «E le società devono assumersi la responsabilità di vigilare sugli spalti».
Intanto, sui social è partita la campagna #NonSeiSola, con migliaia di messaggi di sostegno alla giovane cestista. Anche diverse squadre di Serie A hanno espresso solidarietà, postando foto con il hashtag #NoAlRazzismo.
Il Futuro della Ragazza: «Continuerò a Giocare»
Nonostante il trauma, la giovane ha deciso di non abbandonare il basket. «Non lascerò che l’odio mi rubi la passione», ha scritto su Instagram, ringraziando i sostenitori. La società riminese le ha offerto un contratto simbolico per la prima squadra, come segno di fiducia nel suo talento.
«Questa vicenda ci ha insegnato che il razzismo si combatte con azioni concrete», ha dichiarato l’assessore Lari. «Ora lavoreremo per trasformare Rimini in un modello di inclusione sportiva».
L’episodio di Rimini è un monito per lo sport e la società. Mentre la giovane cestista cerca di riappropriarsi della normalità, la domanda resta: quante altre ragazze dovranno subire insulti prima che il cambiamento arrivi?
La risposta sta nelle istituzioni, nelle società sportive e in ciascuno di noi. Perché, come ricorda un cartello esposto in palestra dopo i fatti: «Il silenzio di fronte al razzismo è complicità». E nessuna partita vale più della dignità umana.
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