Rita Innocenzi: Per i Ragazzi Abbandonati e Senza Prospettive. Vanno Costruiti Percorsi d’Inclusione, non Ghetti.
DISAGIO GIOVANILE: INNOCENZI, "RAGAZZI ABBANDONATI E SENZA PROSPETTIVE, COSTRUIRE PERCORSI DI INCLUSIONE PER INSERIMENTO SOCIALE E OCCUPAZIONE
CANDIDATA PD A REGIONALI IN PROGRAMMA IN ABRUZZO: “L’AQUILA DOVREBBE INSEGNARE VALORE PARTECIPAZIONE MA NON C’E’ UNA VISIONE”
L’AQUILA – “Questa città dovrebbe averci insegnato qual è il valore della partecipazione e invece oggi i giovani non hanno nessun tipo di protagonismo, non si ascoltano e non si coinvolgono. Ci si ricorda di loro solo quando accadono fatti spiacevoli e intanto li abbandoniamo ad un futuro incerto, senza prospettive occupazionali e di crescita sociale”.
Così Rita Innocenzi, candidata Pd alle elezioni regionali in programma a marzo in Abruzzo, parlando di disagio giovanile, tema particolarmente sentito all’Aquila dove nell’ultimo periodo diversi casi di cronaca sono stati al centro di polemiche e proteste.
“La verità è che bisognerebbe non parlare ‘dei’ giovani ma ‘con’ i giovani, avviando un percorso di inclusione e trovando nuovi modi di fare comunità – spiega Innocenzi – Oggi non c’è una visione, servono punti di riferimento oltre a un sistema che premia le reali competenze partendo dalla formazione, investendo e premiando davvero sulla base del merito”.
“Penso ad esempio a quanto sia difficile l’accesso allo sport, sempre più a pagamento ed appannaggio di famiglie benestanti – sottolinea -, e ancora a quanto sia complicato muoversi con i mezzi pubblici per chi non ha altre possibilità. E poi c’è il grande tema dell’occupazione che in parte si ricollega anche a quello dell’utilizzo di fondi comunitari o incentivi per l’imprenditoria: non tutti sono a conoscenza dell’esistenza di questi finanziamenti, nessuno informa i giovani su quali potrebbero essere le opportunità”.
“Disagi ed incertezze – osserva Innocenzi – sono condizioni strettamente legate ad un altro grande tema, che è quello della sicurezza. Liberare alcuni punti dalla presenza di ragazzi ritenuti pericolosi dovrebbe spingere a chiederci: dove sono andati a finire? La risposta non può essere lo sporadico intervento di sicurezza per una sera e la questione non può essere risolta spostandoli da un punto all’altro della città, perché vengono solo cambiati i luoghi ma le persone non scompaiono. Bisogna capire che una vita serena la fanno le comunità”.
“L’Aquila sicuramente è un po’ cambiata, ma dopo il 2009 come è stata ricostruita? Un conto è parlare dei palazzi molto belli, un altro è la vita all’interno della città. Quando il patinato centro storico, pieno di locali e B&b, tornerà ad essere vissuto realmente dalle famiglie, con scuole, negozi di alimentari e botteghe, si potrà finalmente avviare un percorso di vero coinvolgimento sociale”.