L’Italia Supera la Francia: Come È Possibile Questo Sorprendente Ribaltamento Economico?

Una domanda che fino a qualche anno fa sarebbe sembrata provocatoria oggi trova riscontro nei dati: l’economia italiana sta davvero andando meglio di quella francese? La risposta, benché possa apparire sorprendente, è sostanzialmente affermativa, almeno per alcuni indicatori chiave. Tuttavia, dietro questa apparente rivalsa si celano dinamiche complesse che meritano un’analisi approfondita per comprendere se si tratti di un vero miracolo economico o di un fenomeno più sfaccettato.
Il Sorpasso nel PIL Pro Capite: Un Traguardo Storico
Nel 2025, per la prima volta da decenni, l’Italia ha raggiunto la Francia in termini di PIL pro capite a parità di potere d’acquisto, cancellando completamente un divario che nel 2020 ammontava al 10,1% e che nel 2015 si attestava ancora all’8,8%. Questo risultato, certificato dalle previsioni della Commissione Europea, rappresenta un traguardo significativo che testimonia un lento ma costante processo di ricostruzione del tessuto economico nazionale dopo la pandemia.
Inoltre, l’Italia ha dimezzato il divario con la Germania, passando dal 24,3% di cinque anni fa al 13,9% attuale, mentre anche la distanza dalla media dell’Eurozona si è ridotta in modo significativo: dal 10,7% del 2020 al 5,9% odierno. Tuttavia, è importante sottolineare che questo miglioramento si innesta su una base fragile, poiché il prodotto pro capite italiano vale ancora il 5,9% in meno rispetto alla media dell’Eurozona, mentre nel 2000 la superava del 7,6%.
Le Performance di Crescita: Italia Meglio di Francia e Germania
Dal punto di vista della crescita economica, i dati del 2025 mostrano chiaramente come l’Italia stia performando meglio dei suoi principali partner europei. Nel primo trimestre dell’anno, il PIL italiano è cresciuto dello 0,3% rispetto al trimestre precedente e dello 0,7% su base annua, mentre la Francia ha registrato soltanto un +0,1% trimestrale e la Germania un +0,2%.
Le previsioni per l’intero 2025 confermano questo trend: l’Italia dovrebbe crescere dello 0,7%, la Francia dello 0,6% e la Germania addirittura dello 0%. Benché questi numeri possano sembrare modesti in valore assoluto, essi rappresentano un importante segnale di inversione di tendenza per un paese che per decenni ha sofferto di stagnazione economica.
Tuttavia, è fondamentale contestualizzare questi risultati: secondo la Commissione Europea, la crescita italiana del 2025 rappresenta comunque la quinta percentuale più bassa tra i 27 paesi dell’Unione Europea, preceduta soltanto da Austria (-0,3%), Germania (0%), Lettonia (+0,5%) e Francia (+0,6%). Dunque, si tratta più di una vittoria relativa che di una performance eccellente in termini assoluti.
Una delle spiegazioni principali del raggiungimento della Francia nel PIL pro capite risiede in due fattori strutturali: la demografia e il costo della vita.
L’Italia, infatti, sta attraversando un periodo di decrescita demografica più marcato rispetto alla Francia, e quando si divide il PIL per un numero di abitanti in calo, il dato pro capite aumenta matematicamente, senza che questo significhi necessariamente una maggiore ricchezza nazionale.
Carlo Altomonte dell’Università Bocconi ha spiegato che “l’Italia è un paese in decrescita demografica, quindi, se dividiamo il PIL per numero di abitanti, il dato pro capite aumenta perché cala il denominatore. Ma questo non significa necessariamente che l’economia stia crescendo”. In Francia e Spagna, invece, l’immigrazione ha compensato maggiormente la diminuzione della popolazione, rendendo il confronto meno favorevole per questi paesi.
Il secondo fattore è il costo della vita: in Italia, soprattutto al Sud e nei piccoli centri, i prezzi sono più bassi rispetto ad altri grandi paesi UE, e questo si riflette positivamente sul potere d’acquisto medio. Considerato che la densità di popolazione dei piccoli centri e delle aree periferiche in Italia è superiore alla media di quella di altri grandi paesi europei, “questo significa che c’è un numero più alto di persone che hanno accesso a beni che costano relativamente meno”.
Il Paradosso della Produttività: Luci e Ombre
Mentre l’Italia celebra il sorpasso francese nel PIL pro capite, permane un problema strutturale grave: la produttività. Il PIL per persona attiva è diminuito del 5,8% negli ultimi cinque anni, mentre è aumentato di oltre il 10% in Francia e Germania. Tra il 1990 e oggi, la produttività del lavoro è cresciuta in Italia di soli 18 punti percentuali, mentre in Francia è cresciuta di 36 punti percentuali.
Eppure, emerge un paradosso interessante: le medie imprese industriali italiane superano per produttività le concorrenti tedesche, francesi e spagnole. Secondo il XXIV Rapporto di Mediobanca, tra il 2014 e il 2023 le medie imprese italiane hanno registrato un aumento del 31,3% della produttività del lavoro, facendo meglio della Germania (+25,8%), Francia (+20,2%) e Spagna (+29,9%).
Questo dato conferma che l’eccellenza italiana esiste, ma è concentrata in segmenti specifici dell’economia, prevalentemente nei comparti del Made in Italy e nelle aziende di dimensioni medio-grandi. Il problema rimane invece diffuso nel tessuto economico più ampio, dove persistono inefficienze strutturali che limitano la crescita complessiva.
Un segnale inequivocabile del miglioramento della percezione internazionale dell’Italia rispetto alla Francia emerge dai mercati finanziari.
Lo spread tra i titoli di Stato italiani e francesi a dieci anni è sceso sotto i 10 punti base, un livello che non si vedeva dal 2005. In alcune sessioni, il differenziale è addirittura arrivato a 5 punti base, facendo registrare valori storici.
Questa convergenza dipende principalmente dal peggioramento della situazione francese piuttosto che da un miglioramento straordinario di quella italiana. I rendimenti dei titoli francesi sono passati dal 2,55% di fine 2023 al 3,45% attuale, mentre quelli italiani hanno registrato un leggero miglioramento, dal 3,68% al 3,55%. Moody’s ha declassato il rating francese da Aa2 ad Aa3 nel dicembre 2024, motivando la decisione con prospettive di finanza pubblica “sostanzialmente indebolite”.
Il quotidiano francese Le Monde ha riconosciuto che “l’Italia di Giorgia Meloni è ormai credibile quanto la Francia in materia di finanze pubbliche, se non di più”, poiché “in tre anni Roma ha ridotto notevolmente il proprio deficit pubblico, mentre Parigi ha lasciato che il proprio aumentasse”. Infatti, il deficit italiano è sceso al 4,3% nel 2024 con previsioni al 2,8% nel 2026, mentre quello francese è stimato al 5,8% nel 2024.c
Nonostante i segnali positivi, sarebbe fuorviante dipingere un quadro eccessivamente ottimistico dell’economia italiana.
Il paese continua a soffrire di problemi strutturali che limitano il suo potenziale di crescita a lungo termine. Tra il 2004 e il 2024, l’Italia è cresciuta complessivamente solo del 5%, mentre l’Unione Europea in media è cresciuta del 29% e la Francia del 25%.
Il PIL italiano è sostanzialmente ancora ai livelli pre-crisi del 2008: nel 2024, in termini reali, vale solo l’1% in più del livello del 2007, mentre la Spagna è cresciuta del 15%, Francia e Germania del 16%. Inoltre, il peso dell’Italia sull’economia dell’Eurozona è sceso dal 18,9% del 2000 al 15,3% nel 2020, con un timido rimbalzo al 15,7% previsto per quest’anno.
Dal punto di vista qualitativo, la crescita dell’occupazione in Italia non si traduce sempre in un aumento proporzionale del prodotto per occupato, segno che la qualità del lavoro rimane un nodo da sciogliere. L’incidenza delle “Risorse umane in scienza e tecnologia” in Italia è pari al 40% degli occupati nel 2023, ma rimane inferiore di circa 10 punti percentuali rispetto a Germania e Spagna e di 17 punti rispetto alla Francia.
Guardando al futuro, la sostenibilità del sorpasso italiano sulla Francia dipenderà da diversi fattori.
Dal lato positivo, l’Italia può contare su una maggiore stabilità politica, politiche fiscali più prudenti e un settore manifatturiero di eccellenza che continua a performare bene sui mercati internazionali. Il PNRR rappresenta un’opportunità importante per stimolare investimenti infrastrutturali e tecnologici che potrebbero sostenere la crescita nel medio termine.
Tuttavia, persistono sfide significative. La pressione fiscale penalizzante per le medie imprese, il mismatch occupazionale e la concorrenza low-cost rappresentano ostacoli alla competitività. Inoltre, i rischi geopolitici, l’eventualità di nuovi dazi dagli Stati Uniti e la relativa debolezza dell’economia in mercati chiave come Germania e Francia rappresentano minacce concrete per il commercio estero italiano.
Una Vittoria Relativa da Consolidare
In conclusione, l’affermazione che l’economia italiana stia andando meglio di quella francese trova riscontro nei dati, ma con importanti caveat. Si tratta principalmente di una vittoria relativa, determinata tanto dai miglioramenti italiani quanto dalle difficoltà francesi. Il raggiungimento della Francia nel PIL pro capite è un traguardo significativo, ma è dovuto in parte a fattori demografici e di costo della vita che non riflettono necessariamente una maggiore dinamicità economica.
Ebbene, mentre l’Italia può legittimamente celebrare questi progressi, è fondamentale non cadere nell’autocompiacimento. Il paese ha ancora molta strada da percorrere per recuperare i livelli di benessere e centralità economica dei primi anni Duemila. La vera sfida sarà trasformare questi segnali positivi in una crescita sostenibile e duratura, affrontando i nodi strutturali che ancora frenano il pieno potenziale dell’economia italiana. Infatti, solo consolidando questi miglioramenti e risolvendo le debolezze persistenti, l’Italia potrà aspirare non solo a mantenere la parità con la Francia, ma anche a tornare protagonista sulla scena economica europea.