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Economia

La guerra dei marchi: Cina svela il lato nascosto del lusso americano

Una rivelazione clamorosa sta scuotendo il mondo della moda e del lusso: le industrie manifatturiere cinesi hanno iniziato a svelare pubblicamente che molti prodotti di prestigiosi marchi americani vengono realizzati proprio in Cina, nonostante siano commercializzati come “Made in USA”. Questa mossa, che si inserisce nell’escalation della guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina, sta mettendo in discussione l’autenticità e il valore dei beni di lusso che milioni di consumatori acquistano a prezzi esorbitanti.

La Cina risponde ai dazi di Trump con una strategia mediatica

La tensione è esplosa in seguito all’imposizione da parte dell’amministrazione Trump di nuovi dazi sulle importazioni cinesi, alcuni dei quali hanno raggiunto il 145%. La risposta di Pechino non si è limitata a contromisure economiche – come l’applicazione di tariffe del 125% sui prodotti americani e il blocco dell’esportazione di terre rare – ma si è estesa a una vera e propria campagna di “smascheramento” sui social media.

Su Douyin, la versione cinese di TikTok, stanno circolando migliaia di video che mostrano lavoratori in fabbriche cinesi intenti a produrre articoli di lusso per marchi come Michael Kors, Calvin Klein, Levi’s e Nike. In uno dei filmati più virali, un’immagine generata dall’intelligenza artificiale mostra addirittura il presidente Trump mentre allaccia un paio di Nike all’interno di uno stabilimento nella provincia del Guangdong.

I segreti svelati: dal costo reale alla produzione

Le rivelazioni non si fermano a mostrare dove vengono realizzati questi prodotti, ma svelano anche i costi effettivi di produzione. Un video particolarmente scioccante ha analizzato il processo di fabbricazione di una borsa Hermès Birkin, rivelando che il costo di produzione si aggira intorno ai 1.000 dollari – una frazione del prezzo di vendita che può superare i 20.000 dollari.

Operai delle fabbriche stanno condividendo immagini e video del “dietro le quinte” della produzione di borse di lusso, scarpe e cosmetici che vengono realizzati interamente in Cina, prima che le etichette dei designer vengano applicate altrove. Questo solleva interrogativi non solo sulla trasparenza dei marchi, ma anche sul valore reale di ciò che i consumatori acquistano.

I marchi sotto accusa

L’elenco dei marchi coinvolti in questa controversia è lungo e include alcuni dei nomi più prestigiosi del lusso americano:

  • Michael Kors: Famoso per le sue borse e accessori di lusso, il marchio è accusato di produrre gran parte della sua collezione in fabbriche cinesi.
  • Calvin Klein: L’iconico brand di abbigliamento e intimo sarebbe tra quelli che realizzano i propri prodotti in Cina nonostante l’immagine americana.
  • Levi’s: Persino i jeans simbolo dell’America sarebbero in gran parte prodotti in stabilimenti cinesi.
  • Nike: Il gigante delle calzature sportive, già noto per la sua produzione asiatica, è tra i principali bersagli della campagna.
  • Coach: Le borse e gli accessori del marchio newyorkese sarebbero realizzati principalmente in Cina.
  • Tommy Hilfiger: Anche questo simbolo della moda americana sarebbe prodotto in gran parte in fabbriche cinesi.

La campagna di rivelazioni ha scatenato reazioni contrastanti sui social media globali.

Molti utenti hanno espresso shock e delusione, mentre altri hanno commentato che queste pratiche sono note da tempo nell’industria della moda. Su TikTok, il creatore di contenuti @TheKempire ha paragonato la situazione a un episodio di “Real Housewives”, affermando: “La Cina ha tirato fuori il suo raccoglitore e sta esponendo tutto. E le rivelazioni stanno avendo un impatto devastante!”

La viralità di questi contenuti sta mettendo in seria difficoltà l’immagine dei marchi di lusso americani, già sotto pressione per l’aumento dei costi dovuto ai dazi.

Una strategia di contraffattazione legalizzata?

Secondo quanto riportato da diverse fonti, tra cui il sito investigativo francese Glitz, la Cina starebbe anche considerando di allentare i controlli sull’industria della contraffazione, particolarmente per i prodotti che imitano marchi americani. Questo rappresenterebbe un’ulteriore minaccia per l’industria del lusso statunitense.

La Cina controlla già l’86% del commercio mondiale di contraffazioni, secondo la Camera di Commercio degli Stati Uniti. Il Centro per la Lotta alla Contraffazione e la Protezione dei Prodotti dell’Università Statale del Michigan stima che i beni contraffatti rappresentino il 3,3% del commercio globale, per un valore di circa 1.023 trilioni di dollari, di cui la Cina controlla circa 818,4 miliardi.

Implicazioni economiche e diplomatiche

Questa guerra dell’informazione si inserisce in un contesto di crescenti tensioni commerciali tra le due superpotenze. Gli Stati Uniti accusano da tempo la Cina di pratiche commerciali sleali, mentre Pechino sostiene che Washington stia cercando di contenere la sua crescita economica.

L’impatto potrebbe essere devastante per i marchi di lusso americani, che rischiano di perdere non solo quote di mercato in Cina – uno dei principali mercati per i beni di lusso – ma anche credibilità a livello globale. La rivelazione che prodotti venduti a prezzi premium sono in realtà realizzati a costi contenuti in fabbriche cinesi potrebbe spingere i consumatori a riconsiderare il valore percepito di questi articoli.

Verso una nuova trasparenza?

Questa crisi potrebbe tuttavia avere un risvolto positivo: una maggiore trasparenza nell’industria della moda. I consumatori stanno diventando sempre più consapevoli e interessati all’origine dei prodotti che acquistano, e questa ondata di rivelazioni potrebbe accelerare un cambiamento nelle pratiche di comunicazione dei marchi.

Alcuni analisti suggeriscono che le aziende dovrebbero abbracciare la trasparenza piuttosto che combatterla, riconoscendo apertamente dove e come vengono realizzati i loro prodotti e giustificando il valore aggiunto che porta al prezzo finale.

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