La popolazione subisce ancora le ripercussioni del disastro nucleare.
Era il 26 aprile 1986 quando il disastro nucleare di Černobyl’ (Chernobyl) sconvolse non solo L’Ucraina e gli stati limitrofi, ma ebbe risonanza mondiale.
Ore 01:45 quando durante un test che fu definito di sicurezza (ma in realtà fu condotto in aperta violazione di tutti i protocolli e delle più elementari regole del buon senso) il reattore numero 4 della centrale nucleare di Chernobyl, esplode.
Nelle ore successive circa 330.000 persone furono evacuate, la nube radioattiva raggiunse tutti gli stati europei fino a colpire L’America del Nord.

La drammaticità di quei giorni è stata raccontata dagli scatti del fotografo russo Igor Kostin, che ha seguito le vicende di chi, purtroppo, è stato coinvolto in prima persona dall’incidente.
Da allora il disastro di Chernobyl non fa che creare danni, in particolar modo all’uomo ed al suo genoma. I più colpiti sono i bambini che, a causa anche di un DNA danneggiato dei loro parenti, nascono con malformazioni genetiche, propensione a sviluppare i tumori e malttie.
Viene considerata una maledizione che da oltre trent’anni si tramanda da padre in figlio, causando così un decremento della popolazione. Questa condizione fa sì che, molti dei nascituri, fatichino ad arrivare alla maggiore età.
Nel 1991, il governo di Kiev riconobbe la popolazione colpita come “vittime del disastro di Chernobyl” con un estremo bisogno di assistenza medica e protezione sociale. Tre milioni e quattrocentomila persone soccorse di cui un milione e duecentomila bambini. L’Italia fu il paese europeo che creò la più grande rete di accoglienza per i bambini
Per il trentennio uscì uno studio che raccolse i dati di una serie di analisi fatte e dimostrano che, nonostante il passare del tempo, la situazione è ben più grave di quanto si credesse. Due diversi tipi di studi furono presi particolarmente in esame: Health effects of the Chernobyl Accident. A quarter of century aftermath” (2006) e il più recente rapporto di Greenpeace “Nuclear scars: the lasting legacies of Chernobyl and Fukushima” (2011).
Tra il 1991 ed il 2010 la popolazione ucraina è diminuita di 6 milioni e 500mila unità. Il motivo? L’incremento delle morti infantili, soprattutto entro il primo anno di vita. Di pari passo nel Paese è diminuita anche l’aspettativa di vita: da 71 a 67 anni.
Musica e Serie tv per Chernobyl
Il mondo della musica e dell’arte non risparmia un dovuto contributo alla memoria del disastro di Chernobyl.
La band svizzera Driven Under ha dedicato la canzone “Liquidators” al disastro. Il termine Liquidator è stato usato per indicare alcuni sfortunati uomini che, dopo l’incidente, andarono a lavorare nell’aree contaminate per aiutare di ridurre le terribili conseguenze.
Una serie prodotta da Sky e HBO intitolato semplicemente Chernobyl, narra le vicende di Valery Legasov, interpretato da Jared Harris, scienziato dell’URSS che aveva il compito di indagare sull’incidente; Stellan Skarsgård, interpreta Boris Shcherbina, uomo a capo della commissione governativa istituita dopo l’accaduto. Abbiamo anche una Emily Watson nei panni di Ulana Khomyuk, fisica nucleare (sempre facente parte dell’allora URSS).