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PORTA (PD): DA 400 GIORNI ALBERTO TRENTINI IN UN CARCERE VENEZUELANO. TRA ERRORI DELLA NOSTRA DIPLOMAZIA E IL RISCHIO DELL’OBLIO

Un giovane italiano, un coraggioso cooperante, una persona innocente si trova da 400 giorni e 400 notti chiuso in una prigione del Venezuela. È Alberto Trentini. La sua famiglia ha ragione a reclamare a gran voce un maggiore impegno dello Stato italiano per la sua liberazione.

È trascorso quasi un anno da quando insieme ai deputati del Partito Democratico presentai una prima interrogazione parlamentare chiedendo al governo italiano di mettere in atto tutti gli sforzi necessari per garantire il suo immediato rientro in Italia. Abbiamo rispettato l’accordo di discrezione e riservatezza che il governo ci chiedeva per agevolare le trattative e i contatti con le autorità venezuelane. Ciononostante, e a distanza di oltre un anno dall’arresto di Trentini non possiamo esimerci dal denunciare la mancanza di una iniziativa politica adeguata alla gravità del caso.

Non è mai stata attivata un’interlocuzione al livello politico richiesto dal regime venezuelano; l’importante e da noi auspicata missione dell’inviato speciale Luigi Vignali si è arenata a causa di mai chiarite difficoltà di coordinamento diplomatico e organizzativo e una missione parlamentare della commissione esteri della Camera è stata più volte rinviata per l’assenza di un via libera da parte del governo. Quando poi deflagrava l’iniziativa militare degli Stati Uniti sulle coste dei Caraibi che rendeva più tesi e complicati i rapporti del Venezuela con i Paesi occidentali, mentre la Francia di Macron otteneva la libertà del cooperante Camilo Castro il Ministro degli Esteri Tajani dichiarava che della liberazione dei detenuti italiani in Venezuela se ne sarebbero occupati proprio gli USA a seguito del suo colloquio con il Segretario di Stato Rubio; una dichiarazione che ha avuto l’unico effetto di rendere ancora più rigido l’atteggiamento di Maduro.

Tutto questo avviene sulla pelle di Alberto Trentini, di Biagio Pilieri (il politico e giornalista venezuelano figlio di emigrati siciliani) e di altri connazionali attualmente ancora detenuti nelle dure carceri di un governo autoritario e dispotico. Alla vigilia del Natale è difficile accettare che ancora una volta la famiglia di Alberto Trentini non potrà essere riunita in pace e serenità; anche per questo abbiamo il dovere di moltiplicare tutti gli sforzi e di evitare sottovalutazioni ed errori che una vicenda del genere non poteva e non doveva avere fin dal primo giorno.

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