Oggi come oggi, le possibilità di vedere il mondo sono letteralmente infinite.
Di base, l’approccio contemporaneo al “viaggio” ha reso ogni esperienza estera espressione di una parte di sé; d’altro canto, oltre la straordinaria capacità dei mezzi, sussistono delle condizioni atte a questo, per chi ancora vuole sporgersi al di là della propria comfort zone.
Per me è stato proprio così: l’associazione Gentle Giant, in collaborazione con Erasmus+, offre un servizio unico nel suo genere, rivolto a tutti i giovani (18 – 30 anni) volenterosi di mettersi in gioco; scambi culturali da una parte all’altra del mondo, tappe europee ed extraeuropee. La mia esperienza è cominciata su una delle tante pagine Facebook (https://m.facebook.com/groups/1924553884449810?id=1924553884449810&ref=content_filter&_rdr), la quale offriva numerose opportunità di viaggio.
Ed eccomi incappato nel progetto georgiano, nato dalla collaborazione tra l’associazione italiana (guidata da Roberto Aceti) e la suddetta in loco (gestita da Teo Sharadze). Sono stati 7 giorni di attività, interessanti e alle volte faticose, inerenti la capacità di scambio e la condivisione culturale. Vivere sotto lo stesso tetto, tra italiani e georgiani, ha fatto nascere alcuni legami o semplicemente occasioni di adesione al processo integrativo. Il contorno vigente, nel nostro caso la piccola Kobuleti, è risultato essere il “sottofondo” ideale, più che altro quanto bastava per farmi intendere fossi decisamente lontano da casa.
Il progetto offriva occasioni di trasferta, tra cittadine di diversa caratura e struttura; caposaldo degli eventi, la festa cittadina di Allegroba, la quale promuove e celebra il legame tra Georgia e Italia. Danze e cibo tipici, occasioni d’incontro con i cittadini e perfino un’esperienza scolastica nella struttura di Ozurgeti – forse, personalmente, una delle più significative.
Questi sono solo alcuni dei servizi offerti da Gentle Giant ed Erasmus+; invito il lettore a spulciare i siti indicati ed informarsi, per poter prendere parte ad esperienze di questo genere.
Tuttavia, mi accingo ora ad evidenziare un paio di dettagli a me molto cari, relativi a ciò che concernerebbe lo spirito di un’esperienza simile.
La Georgia è in condizioni abbastanza degradanti. Il territorio porta i segni della post-scissione URSS e non è l’unico ad aver subito una simile conseguenza storica. Ricordo quando affrontai l’on the road lungo i Balcani: zone come Albania, Bosnia-Erzegovina e Serbia presentavano i segni di guerriglia temporalmente poco distante. Fu un duro colpo, ma decisamente didattico.
Camminare per Kobuleti o Ozurgeti, tra case rivestite di lamiere e tetti in amianto, non è un bello spettacolo; passare tra le strade della bellissima Tbilisi, tra un grattacielo moderno ed un rudere palazzo sovietico, fa riflettere. Parlare con un ragazzo georgiano, sentire la sua rabbia verso la Russia e paesi confinanti, frutto di un’eredità generazionale troppo scomoda da soppesare, fa male.
Fingersi “benefattori europei” forse fa ancora più male – o è più imbarazzante, che dir si voglia -, e con questo non mi riferisco certo al progetto; tantomeno a chi ci ha seguito. Ciò che voglio sottolineare è che affrontare questo genere di esperienze richiede pazienza, occhio critico, onestà intellettuale; l’apertura mentale necessaria per apprezzare ed empatizzare con il peso di ciò che ti circonda – cosciente di non essere a casa tua, nel tuo comodo letto.
Comprendere vuol dire farsi carico anche delle esperienze scomode, poiché tali progetti servono proprio a questo. Non per farsi una vacanza, conscio del fatto che la tua moneta valga tre volte la loro; non per screditare ogni cavillo, ogni insignificante porzione di cultura con cui ti interfacci, giusto per sentirti un po’ più grande e un po’ meno solo.
Bilanciare il divertimento con l’attenzione è la ricetta ideale; di base è soggettivo, di base chiunque potrà sempre dire la sua.
Spero resti sacrosanta, perlomeno, la consapevolezza di un mondo bello, perché, fortunatamente, vario.