Il pensiero è per L’Aquila e la ricostruzione: abbiamo intervistato l’On. Stefania Pezzopane, che ha tracciato un bilancio del suo primo anno come parlamentare parlando di ciò che è stato fatto e dei prossimi obiettivi a breve termine. Comprese tre proposte per ripopolare il centro storico.
“È stato un anno intenso e impegnativo, senza dubbio.”
Esordisce così Stefania Pezzopane, che questa mattina ai microfoni di Streaming World Tv ha parlato del suo impegno per L’Aquila come deputata alla Camera e degli obiettivi che perseguirà nei prossimi mesi. Nel suo primo anno da parlamentare, l’obiettivo è farsi portavoce delle necessità della ricostruzione a livello nazionale.
“Dopo la sconfitta alle elezioni (del 4 marzo 2018, ndr) non mi sono persa d’animo: era giusto che anche nel ruolo di opposizione tutelassi e valorizzassi la mia terra, sin dal primo giorno.”
Pezzopane porta a casa 48 interventi in aula, una percentuale di presenze di oltre il 90% e ben 10 proposte di legge a prima firma, oltre a emendamenti e interrogazioni significative.
“Il mio è un impegno costante che porterò avanti, perché i problemi dell’Abruzzo con questo governo stanno aumentando. I fondi per la ricostruzione vengono usati come bancomat per altre esigenze: le mie proposte di legge e tutte le altre iniziative sono volte a mantenere alto il livello di attenzione su L’Aquila e a fare proposte concrete per aiutare la ricostruzione.”
L’indifferenza del governo su L’Aquila e la ricostruzione è un punto su cui la deputata PD esprime una ferma opinione:
“Oltre ad avere rappresentanti che hanno scorrazzato qui in campagna elettorale, il governo pentaleghista non ha dato risposte concrete su nulla: il mio lavoro è far mantenere le promesse fatte e già nel prossimo decreto presenterò nuove proposte per il mio territorio.”

Onorevole Pezzopane, durante la diretta andata in onda sulla nostra pagina Facebook, ha parlato nel dettaglio delle azioni da Lei portate avanti nell’ultimo anno in qualità di parlamentare. Lei che ha vissuto da vicino le vicende della nostra città, sia come presidente della Provincia fino al 2010, sia come senatrice e ora deputata alla Camera, ci può dire com’è cambiata la percezione su L’Aquila a livello nazionale?
Sin dal 6 aprile 2009 la percezione di ciò che succedeva all’Aquila non è mai stata adeguata alla realtà dei fatti, e negli ultimi tempi lo è ancora meno. Cittadini, categorie produttive, politica locale, tutti, pur con le loro differenze di vedute, hanno perseguito con determinazione un unico obiettivo: la ricostruzione. A 10 anni dal sisma questo obiettivo è solo parzialmente raggiunto. La percezione di tutto questo sforzo, purtroppo, è parziale; lo stato dell’arte, ciò che è stato fatto e ciò che resta da fare, è anch’esso confuso e impreciso.
Anche il modo in cui i media parlano della vicenda aquilana non contribuisce affatto a dare la giusta percezione. Persino l’ultima fiction (“L’Aquila Grandi Speranze”, ndr), per molti versi, camuffa e stravolge la realtà dei fatti, non facendo comprendere che il Paese deve ancora dare molto a questa città. L’Aquila è una città di straordinaria importanza, la cui ricostruzione va assolutamente completata in tempi ragionevoli.
A proposito della fiction “L’Aquila Grandi Speranze”, secondo Lei quale è stato l’aspetto che ha dato più fastidio agli aquilani?
Una fiction è finzione. Ma mettere come prima parola il nome della città e promuovere la serie tv collegandola al decennale, facendo presupporre che si attenga alla verità e alla vita dell’Aquila, ha creato un’aspettativa. Questa aspettativa è stata delusa perché della vita e della tragedia della città c’è ben poco: bambini che imbracciano armi, baby gang che occupano il centro storico… è una finzione decisamente troppo lontana dalla realtà.
C’è ancora molto da raccontare sull’Aquila e sul terremoto ma ne va fatto un racconto garbato, anche emotivo se vogliamo, ma che sia veritiero. Solo mettendo in luce quanto di vero c’è nel nostro quotidiano possiamo contribuire a rendere edotto il paese dello sforzo fatto (uno sforzo per cui tutta l’Italia va ringraziata), e di quello ancora da fare. Penso che una cattiva percezione possa indurre poi il governo, come di fatto è successo, a scipparci 75 milioni di euro per devolverli ad altre finalità.
Si sta parlando molto di “riportare la vita in centro”: i commercianti del centro storico stanno cercando, non senza difficoltà, una maniera univoca per spingere gli aquilani a tornare a vivere queste strade e queste piazze. Le iniziative portate avanti dall’amministrazione (come ad esempio le navette), pur essendo lodevoli, hanno delle grandi mancanze. Tre proposte operative da mettere in atto subito secondo Lei quali possono essere?
Il primo obiettivo è portare il più alto numero di uffici pubblici in centro. La città non può essere luogo del passeggio, deve essere il fulcro della vita pubblica: chi ha decentrato deve tornare a popolare queste strade.
La seconda cosa da fare immediatamente è accelerare la ricostruzione pubblica e privata, che ora è bloccata. Da quando a L’Aquila si è insediato il governo di centro destra la ricostruzione è drammaticamente rallentata, e questo ha portato a un esodo massiccio.
Ultimo ma non meno importante è accelerare le pratiche del bando “Fare Centro” e renderlo più agibile anche per le nuove attività, in modo che ci sia un effettivo ripopolamento. È chiaro che se queste attività economiche e commerciali non hanno una platea, se la loro utenza solo è quella portata dalle navette, non potranno avere un reddito commerciale adeguato. La vera svolta, quindi, è coadiuvare la ricostruzione privata e riportare gli uffici pubblici in centro storico.