Continua il botta e risposta tra il Sindaco Pierluigi Biondi ed in Consigliere Paolo Romano in merito ai fondi per la ricostruzione. Riceviamo e pubblichiamo un comunicato stampa del Sindaco Biondi.

“È da irresponsabili affermare, come ha fatto il consigliere comunale Paolo Romano, che non ci sono problemi rispetto ai finanziamenti per la ricostruzione dei territori colpiti dal terremoto nel 2009. Gli interessi di parte non possono superare quelli della città e del suo futuro”.

Lo dichiara il sindaco dell’Aquila, Pierluigi Biondi, all’indomani della consegna al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, dell’appello sul rischio paralisi dei processi di rinascita post sisma a causa dell’esaurimento delle risorse a disposizione. Un documento condiviso anche dai sindaci degli altri 56 Comuni del cratere, dal presidente della Regione Abruzzo, Marco Marsilio, e dai presidenti delle province dell’Aquila, Teramo e Pescara, rispettivamente Angelo Caruso, Diego Di Bonaventura e Antonio Zaffiri.

“Dichiarazioni gravi, quelle del consigliere, che mi piacerebbe fossero fatte al cospetto, per esempio, delle istituzioni culturali che dal prossimo anno non riceveranno più i contributi straordinari legati alle problematiche scaturite dagli eventi sismici, oppure a Università, Gssi e Laboratori Infn che non avranno più a disposizione fondi per ricerca e innovazione e alle Pmi che non potranno più fruire di programmi per l’accesso al credito“.

“È stato detto che dei 5 miliardi stanziati nel 2015 dal governo Renzi vi è una disponibilità residua di 1,3 miliardi, ma quando si parla di numeri bisognerebbe avere almeno la consapevolezza di ciò che si sta dicendo. – sottolinea il sindaco – La possibilità di spendere risorse è preordinata alla loro programmazione”.

“Nel 2019 sono stati assegnati 751 milioni per la ricostruzione privata dell’Aquila e dei centri dentro e fuori il cratere. L’attribuzione per quest’anno sarà pari a quella somma, se non superiore”.

“La previsione di spesa per la ricostruzione pubblica, come ho denunciato a più riprese, non viene effettuata da due anni perché per tutto il 2018 e buona parte del 2019, la Struttura di missione si è girata i pollici e in poco tempo è stata coordinata da tre persone diverse. L’ultima volta che si è riunito sull’Aquila, però, il Cipe ha deliberato 52 milioni per le sedi istituzionali, 49 milioni per i beni culturali, 24 milioni per le università e 30 milioni per le scuole. A queste somme vanno aggiunti i 20 milioni di euro annui per l’assistenza tecnica, i 10 milioni per il riequlibrio del bilancio comunale dell’Aquila e i 2 per quelli dei Comuni del cratere”.

“Con la medesima assegnazione per il 2020, i residui al 2021 saranno di 300 milioni, mentre il fabbisogno complessivo, nel prossimo quinquennio, per chiudere la ricostruzione è di 4 miliardi così come stimato da Usra e Usrc che sono emanazioni del governo centrale”.

“Senza uno stanziamento che consenta di programmare interventi a partire dal prossimo anno ci sarà il blocco della ricostruzione. Chiediamo che i  fondi necessari vengano concessi e spalmati su cinque annualità, così come accaduto in passato, per poter affrontare con fiducia e serenità il percorso virtuoso che stiamo portando avanti”.

“Questo è il quadro, reale, della situazione. Sostenere una tesi diversa significa voler condannare L’Aquila e il cratere a una incertezza già vissuta, a una sofferenza che non meritano dopo quelle già patite a causa di un terremoto che costerà agli italiani la metà di quello dell’Irpinia che, a costi attualizzati, è stato pari 47,5 miliardi”.

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