Scoperti tunnel nel carcere di Sednaya: un simbolo della brutalità del regime siriano

La prigione di Sednaya, situata a pochi chilometri a nord di Damasco, è da tempo al centro di un inquietante dibattito riguardo ai diritti umani e alla brutalità del regime di Bashar al-Assad. Recentemente, l’emergere di tunnel sotterranei all’interno della struttura ha riacceso l’attenzione su questo luogo noto come “il mattatoio umano”. La scoperta non solo solleva interrogativi sulle condizioni in cui sono detenuti i prigionieri, ma mette anche in luce le pratiche disumane che caratterizzano il sistema carcerario siriano.
Sednaya è stata inaugurata nel 1986 come carcere militare e nel corso degli anni ha acquisito una reputazione sinistra. Secondo Amnesty International, tra il 2011 e il 2015, migliaia di prigionieri sono stati giustiziati all’interno delle sue mura. Le testimonianze di ex detenuti parlano di torture sistematiche, umiliazioni e condizioni disumane. “La tortura non veniva utilizzata solo per ottenere confessioni, ma era parte integrante del sistema per degradare e punire i dissidenti”, ha dichiarato un rappresentante di Amnesty.
Le celle sono sovraffollate, con fino a cinquanta detenuti stipati in spazi angusti e privi di luce naturale.
Molti prigionieri soffrono di malnutrizione e malattie, mentre le violenze fisiche e psicologiche sono all’ordine del giorno. La scoperta dei tunnel potrebbe suggerire che alcuni detenuti abbiano tentato di fuggire da questa realtà orribile, cercando vie di scampo in un contesto dove la vita è diventata insostenibile.
La notizia della scoperta dei tunnel è emersa dopo che le forze ribelli hanno preso il controllo della prigione durante un’operazione militare. Le immagini diffuse dai media mostrano i tunnel scavati nel terreno, che si estendono per diversi metri sotto la struttura. Questi passaggi segreti potrebbero essere stati utilizzati dai detenuti per tentare la fuga o per comunicare con l’esterno in un contesto di isolamento totale.
“Questa scoperta è una testimonianza della disperazione dei prigionieri”, ha commentato un esperto di diritti umani. “I tunnel rappresentano una forma di resistenza contro un sistema oppressivo che ha cercato di spezzare lo spirito umano”. Tuttavia, nonostante la liberazione della prigione da parte dei ribelli, il destino dei detenuti rimane incerto.
Dopo la liberazione della prigione, molti civili si sono affollati nei pressi della struttura per cercare notizie dei propri cari scomparsi.
Le famiglie hanno iniziato a scavare tra le macerie nella speranza di trovare informazioni sui loro familiari ancora detenuti o dispersi. “Mio fratello è scomparso qui dentro da anni”, ha dichiarato un uomo in lacrime. “Non so se sia vivo o morto; voglio solo sapere cosa gli è successo”.
Le testimonianze raccolte dai sopravvissuti parlano di orrori indicibili: torture, esecuzioni sommarie e condizioni disumane. Alcuni ex detenuti hanno raccontato storie strazianti su come siano stati costretti a vivere in celle sovraffollate senza cibo né acqua per giorni interi. “Ogni giorno era una lotta per la sopravvivenza”, ha raccontato uno dei sopravvissuti. “La paura era costante; non sapevi mai se avresti visto il giorno successivo”.
La scoperta dei tunnel e le testimonianze dei sopravvissuti hanno riacceso il dibattito sulla necessità di una risposta internazionale alla crisi umanitaria in Siria.

Le organizzazioni per i diritti umani chiedono un’indagine approfondita sulle violazioni commesse all’interno delle carceri siriane e l’adozione di sanzioni più severe contro il regime di Assad.
“È fondamentale che la comunità internazionale non chiuda gli occhi su quanto sta accadendo in Siria”, ha affermato un attivista per i diritti umani. “Le atrocità commesse nelle carceri devono essere portate alla luce e i responsabili devono essere chiamati a rispondere delle loro azioni”. Tuttavia, la situazione politica in Siria è complessa e le possibilità di intervento internazionale rimangono limitate.
Mentre i riflettori si accendono nuovamente sulla prigione di Sednaya, il destino dei detenuti rimane incerto. Molti potrebbero essere ancora nascosti in celle segrete o potrebbero essere stati trasferiti altrove dal regime prima della liberazione della prigione. I gruppi per i diritti umani continuano a chiedere accesso alle strutture carcerarie siriane per documentare le condizioni e garantire la sicurezza dei prigionieri.
“Non possiamo permettere che queste atrocità vengano dimenticate”, ha dichiarato un rappresentante dell’Organizzazione delle Nazioni Unite. “È fondamentale continuare a monitorare la situazione e garantire che tutti i detenuti siano trattati con dignità e rispetto”.
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